Mdw 2019, l’invenzione del superfluo (in attesa di nuove idee da vendere)
Il gioco è semplice semplice. Basta prendere un oggetto d’uso comune, che ha funzionato per decenni perfettamente e renderlo incomprensibile, difficile da usare
Il gioco è semplice semplice. Basta prendere un oggetto d’uso comune, che ha funzionato per decenni perfettamente e renderlo incomprensibile, difficile da usare, complicandone la fabbricazione attraverso materiali improbabili ma ad alta tecnologia ed ecologico.
Credo in Dio Design Onnipotente e in Milano suo unico profeta. Dunque è finita la sarabanda circense, del popolo all-black (senza rituali maori) che hanno invaso”festosi” avrebbe detto la Domenica del Corriere all’inizio del secolo, la nostra città.
E’ come il raduno degli alpini ma con shock etilici più raffinati. Come nella fiera campionaria che si svolgeva solitaria ad aprile in Piazzale Giulio Cesare, il fuori salone,sopporta il dentro salone, con il suo corollario di depliant in ghisa,brochure d’acciaio al tungsteno e cataloghi di ghiaccio secco ma soprattutto, vive dell’abilità del designer “ggiovane e/o hipster” di conquistare un posto strategico davanti alla mortadella monumentale, alla forma di grana Padano, al prosecchino nel bicchierino.
Benvenuti nel teatrino del glamour a tempo,la vice-moda, che fattura di più (dicono loro) ma si agita meno (dicono loro), si mette in mostra tra studenti arrapati di “contatti”e dealer col braccino corto che scuotono la testa perché il pezzo topico dell’allestimento l’avevano già visto a casa della nonna.
Gli altri novecentomila milanesi a cui nonfreganiente di Zona Tortona si interrogano sull’occupazione della gioiosa macchina da guerra che li ha costretti a ferie anticipate, e a decuplicazione delle normali dosi quotidiane di Xanax. Il popolo delle matite creative e dei vestiti “originali” avrà anche quest’anno qualche momento di gloria, Milano-balera consente una mazurka a chiunque.
Eppur si vende, e tanto, e più crolla la cifra del buon gusto, più sale quella del bilancio consuntivo. Milano, vera e definitiva periferia brianzola, cattura il neo miliardario asiatico con proposte esclusive di componenti per bagno (tazza,bidet,vasca a idromassaggio per 2 o multipli) scavati in iceberg alla deriva dalla Groenlandia, e conservati alla temperatura di meno sette, attraverso la costruzione di un microsistema ambientale, che consuma energia quasi quanto lo stabilimento Fiat in Romania quando era a regime.
E’ una caccia spietata all’ovvio, all’eliminazione “politica” del consueto, del prevedibile, la distruzione della serenità progettuale,in tempi di crisi strutturale e di regressione economica l’unicità del porta lettore di dvd, l’irripetibilità dell’oggetto (e lo diciamo con una certa soddisfazione) ci viene proposto come alternativa allo Psyco-analista.
Sembra una gara per rendere inadeguato ciò che risulta essere il panorama dell’”altra” città, fatta di case che non possono sopportare il peso estetico di queste inutilità stilistiche.
La casa arredata con le meraviglie del fuori salone non si sporca perché è difficile immaginarci una purchè minima presenza umana: un set fotografico con corollario di design modella, che invece delle pattine può camminare sempre scalza.
In questi sei giorni il mondo intero guarda a questa piccola città e sorride perché è facilmente intuibile quanto faticoso possa essere costruire una settimana di utopie tra anni di noia. Siamo riusciti in un’impresa che sembrava impossibile rendere retorica ogni nostra capacità di innovare, non abbiamo potuto rinunciare a sentirci diversi e migliori solo scartando la semplicità dei progetti che un tempo cambiavano la nostra personalissima idea dell’abitare.
Lasciate che i giovani vengano a me,ma per favore lasciate a casa gli altri che appesantiti da anni e progetti improbabili, continuano a ballare imperturbabili nella discoteca d’aprile, sulle sponde di quella giostra dove un tempo scorreva il Naviglio di Milano.
Viva il design, tranquilli, passerà.
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