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Il buono, il brutto e il cattivo
Moscovici continua a provocare, ma il tempo dell'euroburocrate sta per finire

Ha studiato al LIceé Condorcet e all’ENA, socialista, dice, inossidabile prima con Jospin e poi con Hollande, magari al prossimo giro con Marine Le Pen. Ultra liberista e ultra-francese, con una lontana idea di Europa, si, ma fino a un certo punto se si toccano le necessità dei suoi Padroni dell’Eliseo. Non ha nulla di umano, e lui la politica la realizza nelle corti della scuola di Amministrazione, con un occhio languido al Barone Rothschild e l’altro al disintegrato Macron, che non riesce neppure ad affascinare la satira d’oltralpe.

Moscovici è figlio della moquette di Bruxelles/ Strasburgo/ Lussemburgo e altri granducati, con l’enorme partita doppia d’Europa ci sa fare, perché è il mestiere del baro che implementa le capacità del banchiere annoiato, sulle rovine delle povere nazioni sfigate, Italia sempre in testa. Si sa dai tempi di Bettino Craxi, i rapporti con la Francia mitterandiana o meno, non sono mai stati idilliaci, tranne quando abbiamo avuto al governo, burocrati allineati e docili ai loro diktat.

Douce, douce France, ma Pierre non ha capito che la frana è appena cominciata, e se i loro sudditi africani, cominceranno ad incazzarsi, invece del Dom Perignon a Parigi si ricomincerà a bere Orangina. L’Euro-boss continua a provocare Roma, come se fossimo pronti a genufletterci, come un Monti qualsiasi, come un Gentiloni spaventato e ubbidiente.

Non c’entrano i neo-nazisti, legittimamente al governo, come li chiama elegantemente, ma la presunzione che oltre al Reich, al mini-Re Sole, non ci sia altro da dire, solo “colonie europee” da sopportare, sfruttare, intristire e deprimere economicamente. Questa finanza imperante, questo spread strangolatore ci ha proprio rotto i coglioni, ci costringe, e costringe ad alzare i toni, forse perché siamo stufi di ripetere da venti anni la prima elementare, con le maestrine dalle penne rosse che non ci raccontano la verità, sui conti e su tutto il resto. Sostenuti da un’informazione italiana in preda ad un delirio da perdita di credibilità e di copie vendute, inarrestabili entrambi, come la risibile libertà di stampa che in Italia non è mai esistita, viene usata timidamente per un revival dei bei tempi degli scontri di piazza anche se la piazza non c’è più.

Possiamo urlare contro il Delfino di Francia, che non può accettare critiche, dibattiti ,visto che l’Italia ha sempre preferito la più erotica posizione a novanta gradi. Ora vorrei capire, dopo avergli regalato il Colosseo e il Golfo di Napoli cosa dobbiamo fare per farci accettare, per accontentarlo ,tagliarci i salari o le palle?

Pierre non ascoltare il tuo padroncino, ancora succube di mammà, vieni avanti allo scoperto, fai anche tu quello che stanno cercando di fare gli squadristi italiani: politica, quella la politica che ti ripugna, che produce smorfie di disgusto viene prima dell’economia, ne costituisce l’impianto sociale ,sceglie, indica, programma, i numeri sono la conseguenza di questa nobile attività umana.

Se il tuo modello simil-Mazzarino, Pierre, fosse esistito nel dopoguerra, non ci sarebbe stato il dopoguerra. Chiudi il tuo sportello bancario, e lasciaci il bancomat, e non ti permettere più di guardare tutto un Paese, che avete depredato per secoli, coll’alterigia che scema e scema, ad ogni ora, visti i massacri parigini e tutto il resto. Il tempo degli onori sta per finire,come diceva il Gladiatore rivolto all’Imperatore, e noi lo rivolgiamo a te,caro Moscovici, che non sarai mai un Imperatore,ma, soprattutto,un gladiatore.
Au revoir

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    pierre moscovicitrattativa deficit italia-ue





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