I Giochi del Lombardo-Veneto. I 5 cerchi olimpici di Matteo Salvini
Le Olimpiadi dell’era salviniana nel Lombardo-Veneto
Ormai il Capitano non ha più bisogno di commentare, di auto-incensarsi, ci pensano i suoi sottoposti, che siano governatori o sottosegretari, ma è evidente che il Condottiero Solitario della Lega d’Italia, ormai non ha più argini, ormai deve solo decidere cosa andare a prendere agli avversari sgomenti.
E’ un bollettino di guerra che inanella una sequenza infinita di vittorie, mentre la critica politologica, scrive, chiosa, interpreta ma sempre lontana dalla realtà, come Pansa che con un tempismo non sospetto esce col tenero “Il Dittatore”, dedicato a un Matteo sempre meno classificabile, sempre meno raggiungibile.
La speranza dei giornaloni, dei talkisti è che gli italiani si stanchino come con Mussolini e Renzi, o che qualche Unto del Signore appaia in questa caldissima estate salviniana.
Le Olimpiadi vinte a Losanna, rappresentano il coronamento di questo successo straordinario poiché sono targate Lega,sia nel Lombardo-Veneto di Fontana-Zaia,sia perché la Milano del Beppe Sala,appare solo lo specchietto per le allodole di altri progetti,di altri destini:una Griffe sicura.
La defezione fisica e politica dei cinque stelle a partire dalla lungimirante Appendino ha fatto il resto,indebolendo un corpo politico già minato da tubercolosi nei consensi,nelle idee,e nella guida vacillante,visto che ha trovato in Fico-Dibba addirittura una opposizione all’opposizione.
Le Olimpiadi scintillano come l’oro delle medaglie che distribuiranno,a Bormio,in Valtellina, nella val di Fassa,in un circondario politicamente omogeneo che guarda con grande serenità ad un futuro politico che non risulta contaminato da nuvole o da avversari,e Zingaretti intanto a Roma lottizza i residui di una stagione ormai morta.
Dove andrà il capitano? Cosa vuole diventare? Difficile dirlo,ma l’inarrestabile ascesa del giovane leader milanese, ormai da qualche decennio immerso nell’arte della politica, è poco prevedibile ma sicuramente il suo destino è quello di un vincente.
Se ne facciano una ragione,gli incazzati della prima e dell’ultima ora,non c’è stata una marcia su Roma,non ci sono manganelli e olio di ricino,ma solo identificazione tra un Capo e il suo popolo:è la politica bellezza,il resto è tutto nell’incapacità degli altri di intercettare il consenso,ieri,oggi e domani.
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