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Il buono, il brutto e il cattivo
Perugia, un “Green Table” per la cultura ambientale del mondo

E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene.

(William Shakespeare)

Si è svolta in questi giorni a Perugia(20/23 ottobre) la prima edizione del “Green table” forum internazionale di architettura, urbanistica e design ambientale.

La formula innovativa prevedeva la partecipazione dal vivo o in streaming e in varie città del mondo, di esperti delle più importanti discipline umanistiche e scientifiche, dagli economisti ai filosofi, dagli urbanisti, ai botanici una kermesse di quattro intense giornate che hanno visto alternarsi un centinaio di professionisti e intellettuali di molti paesi.

Per la prima volta nella storia di questo paese, il tema ambientale è stato posto al centro delle riflessioni delle menti più illuminate, con lo scopo di lasciare un’eredità alle generazioni future, partendo dalla definizione delle condizioni attuali della città, del paesaggio, della natura e dei materiali per costruire

Un progetto ideato, sostenuto, e realizzato da In/Arch, Fondazione Guglielmo Giordano, ADI e tante altre realtà sensibili nel panorama imprenditoriale italiano, coordinato da Andrea Margaritelli, presidente dell’Istituto Nazionale di Architettura.

I numerosi e significativi interventi di architetti, come Massimiliano Fuksas, Alfonso Femia, Cino Zucchi, Stefano Boeri e tanti altri, e filosofi come Maurizio Ferraris, scienziati come Stefano Mancuso, o banchieri come Marco Morganti, inventore di Banca Proxima, ma anche il volto storico del TG2, Maria Concetta Mattei, e ancora Dante Benini e Regina De Albertis , presidente dell’ANCE Lombardia, sono tutti disponibili sul sito forum.greentable.it

I temi principali della sostenibilità, della cultura progettuale ambientale e della “tecnica gentile“ sono stati declinati fino alle forme e formule più essenziali, sperimentali e senza limitazioni o separazioni professionali e accademiche, fino a coinvolgere una platea (di addetti ai lavori e semplici abitatori delle città), di qualche migliaio di partecipanti.

Questa coscienza culturale e questa spinta ambientale, antropologica, quasi politica rappresenta un punto di partenza per ri-appropriarci di molti argomenti come la razionalizzazione dei consumi, dell’acqua, del suolo, un uso più consapevole dei materiali da costruzione e una maggiore spinta alla ricerca e alla sperimentazione per rendere le nostre città: ”il luogo migliore dove vivere”.

Hanno portato il loro contributo i progettisti da Milano, Barcellona, Shanghai, Parigi, Amsterdam, luoghi che partecipano al grande processo di trasformazione e delle attitudini che ci hanno portato verso questa nuova consapevolezza ecologica, senza retorica e lontana dalle mode transeunti.

Un viaggio concentrato, puntuale, sulle tendenze, sulle esperienze e sui desideri di quanti si occupano del ben-essere del mondo attraverso la pratica dell’architettura, del design, dell’urbanistica e della pianificazione ambientale che nello spazio magico, sospeso del tempo della chiesa di San Francesco al Prato, hanno dato prova di intelligenza lucida, di spinte coraggiose e irrinunciabili verso l’innovazione .

e di generosità.

Questa parola apparentemente secondaria è echeggiata in molti “green table”, come un mantra, declinata in tutte le più spericolate variazioni, e forse gli stessi organizzatori non potevano immaginare una così densa partecipazione fisica e digitale, ma soprattutto anche nelle più rosee previsioni non sarebbe stato possibile ottenere tanti spunti per una discussione futura.

A Perugia i temi ambientali sono diventati argomenti comuni, condivisi, metabolizzati , un primo passo verso quella “cultura ambientale” che parte dai cittadini per essere convertita in architettura, urbanistica e design per un numero molto significativo di individui, ed ecco la motivazione della presenza di Morganti (Banca Proxima/Intesa), ma anche di filosofi e teorici, biologi e scienziati.

La bellezza etica condivisa impone una sua diffusione democratica, come veicolo e specchio del miglioramento generale della politica e della gestione della cosa pubblica che, in ultima analisi, deve seguire per la prima volta le indicazioni che giungono dal basso e farne “norme e normative”, per vincolare l’immagine ultima delle città, dei borghi e dei paesaggi.

È una sfida epocale, che coinvolge tutti e non può essere appannaggio di questa o quella categoria, se il Pianeta è di tutti , ognuno usi il “gradiente di responsabilità” che possiede,come parte di un’intelligenza collettiva che trasforma una società in un civiltà.

Non sarà per il presidente Margaritelli, non sarà per chi scrive, architetto o editorialista che sia, ma finalmente per coloro che verranno e che si meritano molto più di quanto stiamo lasciando in eredità, prima che sia troppo tardi, per loro e per noi.

Gli uomini sono soliti formare idee universali tanto delle cose naturali, quanto di quelle artificiali, idee che considerano come modelli, ai quali credono che la natura (che stimano non faccia nulla senza un fine) guardi e si proponga anch’essa come modello. Quando, dunque, vedono che accade qualcosa in natura che non concorda con il modello che hanno concepito di tale cosa credono allora che la natura abbia fallito o peccato e abbia lasciato quella cosa imperfetta.

(B. Spinoza)

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