Silvio, Salvini e Di Maio, o forse Luigi XVI, Danton e Robespierre
La rivoluzione francese e la rivoluzione italiana
Forse la similitudine sarà spericolata ma giocando sul piano delle relazioni pericolose non possiamo non accostare alla fine del Monarca di Arcore la figura di Luigi XVI di Borbone,Re di Francia.
Figura e figure di diverso spessore storico e politico ma forse unite dall’incapacità di leggere il cambiamento dei tempi,le trasformazioni che Rivoluzionari o governanti gialloverdi stanno apportando ad un sistema politico-economico ingessato,clientelare,dove il Re Silvio e il Re Luigi,o non hanno capito o non potevano capire.
Oggi Toti ultimo di una serie di transfughi illustri,dice che il partito-stato è morto ma al vecchio monarca interessa invece giocare a cambiare figurine senza numeri,idee e senza potere,come Luigi che il 14 luglio 1789, data epocale per il mondo annota sul suo diario “rien”.
In effetti l’inettitudine che accompagna l’inazione dei due reali, è simile, e manifesta l’impossibilità di cambiare se non addirittura trasformarsi,ed entrambi vivono della luce riflessa di quattro cortigiani privilegiati e prezzolati.
Versailles come Mediaset,un costo enorme lecito o illecito per lo Stato,ma ora Danton e Robespierre si sono trasfigurati in Salvini e Di Maio e avranno il privilegio di abbattere due monarchie assolute e costose,per la Francia e per l’Italia.
Vi pare poco?
In poco più di un anno le anomalie insopportabili del sistema italico fatto di conflitti d’interesse e sovrapposizione di favori tra il privato e pubblico cominciano a traballare,e siamo convinti che lo stesso ex alleato leghista saprà sbarazzarsi in fretta di tutto il ciarpame brianzolo,insopportabile per spocchia e inesistenza di azione politica,che esiste solo nella sottomissione.
Berlusconi credeva di essere un Borbone,ma la corte è diventata sparuta e poco influente su un popolo che ha smesso di credere alle favole televisive,e il Milan è un ricordo lontano.
Ora sul viale del tramonto nella solitudine delle modeste piaggerie degli ascari rimasti,dovrà finalmente fare i conti con la definitiva sconfitta.
Il Re è morto.
L’inettitudine del Re di Francia è diventata lassismo politico per il costruttore imbruttito che volle farsi Re, che ha imposto al paese la sua idea di video-elettore,ha creato a sua immagine e somiglianza una generazione supina e insignificante.
I pochi ancora pensanti, scappano, lontano, verso la politica delle cose,lontano da una realtà perennemente alterata dal grande Megafono arrugginito di Cologno Monzese.
Tanti soldi per i due Re,e troppi errori fatti in tempi e modalità diverse,ma il merito di aver abbattuto il Vecchio Mondo della monarchia e della videocrazia contemporanee è merito di questi due bad-boys che con l’energia dell’età e la forza dell’azzardo hanno ucciso l’ultimo re d’Italia senza neppure decapitarlo.
In fondo a Silvio è andata meglio che al suo omologo Luigi.
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