Verso l’Ue in ordine sparso, un’istituzione mai davvero realizzata
Verso l’Europa in ordine sparso, oltre la crisi di un’istituzione mai veramente realizzata
Certo è facile sparare sull’Europa in quello che rappresenta il suo momento di maggiore crisi probabilmente dall’atto di fondazione, anzi l’EU si interroga sul senso della sue stessa esistenza nelle forme politiche e amministrative che l’hanno fatta arrivare fino ad oggi, e sicuramente non in buona salute.
Non credo che il problema siano solo gli esodi biblici, veri o presunti, di migranti, ma c’è questo profondo e costante senso di incompiutezza che ha fiaccato le istanze dei Padri Politici dell’Unione.
Intanto è sempre più nitida la percezione di un organismo astratto, farraginoso (neppure sulla sede ci siamo accordati) costosissimo, attraversato dal più di venti lingue nazionali, insomma non è la versione moderna, politica dell’impero romano, o asburgico, e fortunatamente del Terzo Reich.
Questa Europa è un grande mercato dominato dai Giganti continentali dove la pretesa democratica che tutti sono uguali,e tutti i paesi contino è rimasta lettera morta, e il retaggio dell’orribile Troika che specula sui disastri finanziari delle nazioni meno ricche, è rimasta impressa negli elettori europei.
Molti pensano che l’Europa così come è strutturata non serva a nessuno se non ai grandi capitali, e Brexit o non Brexit il modello voluto nel dopoguerra è sostanzialmente fallito, sulle macerie di una impossibile unità politica, culturale, che delega tutto all’economia.
L’euro ha dato il colpo di grazia a questi antichi e immarcescibili sogni, corredati dalla celestiale composizione che dovrebbe rappresentare questa volontà irrinunciabile: l’Inno alla Gioia di Schiller/Beethoven.
E’ difficile alla vigilia di questa tornata elettorale prevedere il futuro di questo Moloch Istituzionale trans-nazionale, ormai molto compromesso ma sempre pronto a nuove resurrezioni, con buona pace della sinistra e della destra.
L’Europa immaginata non potrà mai esserci perché non c’è mai stata, un luogo di culture comuni, di linguaggi e letterature, che certo è esistito ed esiste, ma nessuna delle Identità Nazionali rinuncerà mai alla pretesa della propria predominanza economica, se non morale.
Accontentiamoci di tanti ricordi, di questo splendido Continente, bello e dannato che ha prodotto quasi tutta la cultura del pianeta a discapito dei solerti detrattori, e anche metà dell’orrore degli ultimi secoli, ma tanta intelligenza e genialità non sono riuscite a farne un “luogo comune condiviso”, perché il legame arcaico con la Terra è più forte di un logo che ormai comincia a sbiadirsi.
Commenti