Al nuovo segretario del Pd Zingaretti buon lavoro da Affaritaliani.it E occhio a Renzi
Salutiamo con favore la nomina di Nicola Zingaretti a segretario del Pd. Un milione e ottocentomila votanti e quasi il 70 per cento di consensi sono numeri importanti, che gli conferiscono un mandato ampio e una robusta rappresentatività, fattori indispensabili per esercitare il potere di leader in una fase del partito e della politica italiana molto fluida e imprevedibile.
Si cancella così la grande anomalia di un sistema politico zoppo, in cui il principale partito di sinistra e di opposizione ha operato per mesi e in momenti di passaggio storico senza una testa e quindi senza peso e capacità di intervento, privando il regime democratico di un elemento fondamentale per il suo corretto processo decisionale e funzionamento. Trascinando così tutta la sinistra italiana in un ruolo tanto verboso quanto politicamente irrilevante.
Non sarà facile per il nuovo segretario rimettere in carreggiata un partito finito per anni in quella catalessi da semplice spettatore e consumatore di pop corn, cui è stato relegato dagli odi, le ripicche e le divisioni interne. Né sarà una passeggiata dominare correnti, gruppi e sottogruppi.
E in particolare recuperare a una dialettica costruttiva lo strapotere dell’ex leader detronizzato Matteo Renzi che ancora condiziona fortemente la linea politica e le decisioni attraverso il controllo dei gruppi parlamentari. Sarà il primo banco di prova del nuovo segretario, che dovrà probabilmente ottenere almeno la sostituzione dei capigruppo parlamentari, ora renziani doc, per garantirsi una collaborazione sinergica alla Camera e al Senato nella formazione delle leggi e nel loro iter, nonché nel confronto quotidiano con le altre forze politiche.
Ma Zingaretti è uomo esperto di gestioni complesse e solido amministratore. E anche se deve crescere in termini di carisma e capacità comunicative (ma in questo il fratello popolarissimo commissario Montalbano, gli ha già promesso qualche buon consiglio), è il meglio che il Pd offrisse in questo momento.
Ha le carte in regola, il governatore del Lazio (che dovrebbe però dimettersi per dedicarsi al Pd che ha bisogno di una guida a tempo pieno) per portare il partito fuori dalle attuali nebbie mettendolo in condizione di elaborare una piattaforma programmatica aggiornata, rinnovare gli uomini, partecipare con maggiore capacità di persuasione e appeal elettorale alle imminenti elezioni europee.
Noi di Affari facciamo i migliori auguri a Zingaretti, convinti che la società italiana non potrà che giovarsi, all’interno dell’imprescindibile e virtuosa dialettica tra le forze politiche nonché di un più equilibrato sistema di controlli ed equilibri di potere di una moderna democrazia, del ritorno in scena a pieno titolo di un partito importante e ancora largamente rappresentativo come il Pd.
Buon lavoro e ad maiora.
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