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Cose Nostre
Al voto,con le parole di Salvini ad Affari: in Italia non c'è bisogno del caos

Sono stato tra i pochi commentatori a credere nel governo del Cambiamento e a sostenerlo. E continuo a crederci, sebbene i protagonisti politici di questa svolta abbiano fatto di tutto per farmi ricredere, con le loro zuffe, i reciproci dispetti, le loro inesperienze e le gaffe di neofiti dell’arte di governare. Come ha scritto il premio Pulitzer americano Dave Barrynon bisogna avere mai paura di tentare qualcosa di nuovo. Ricorda: dei dilettanti costruirono l’arca mentre il Titanic fu costruito da professionisti”.

Ecco perchè mi auguro che lunedi dalle urne esca un risultato elettorale che consenta al governo del Cambiamento di andare avanti (e magari di crescere in Europa) e induca i due riottosi partner, il M5S di Luigi di Maio e la Lega di Matteo Salvini, a piantarla con la faccia feroce, sedersi attorno a un tavolo e concordare con lealtà una seria ripartenza che riporti alle origini, ossia a una sana ed efficiente collaborazione, benedetta e appoggiata dagli italiani, la loro difficile partnership tra diversi.

Non ci addentriamo sulle ragioni che hanno portato a questa inattesa e rumorosa contrapposizione, le abbiamo esaminate più volte. Concentriamoci sul futuro e rilanciamo. Il Cambiamento in Italia è necessario, lo hanno sancito gli italiani il 4 marzo scorso con il voto, punendo il Pd e Forza Italia e premiando le formazioni politiche più lontane dal Palazzo e più vicine alla gente comune e ai suoi diritti dimenticati.

Molto c’è da fare per girare pagina e ridare centralità e protagonismo ai cittadini normali, sottraendoli alle élite dell’Ancien regime, sempre appostato e pronto a tornare e alla Casta della mala politica, onnivora e mai sazia. C’è un contratto scritto, che è stato elaborato insieme da Cinquestelle e Lega, in una serie di interminabili riunioni la scorsa primavera; ci sono una serie di punti programmatici concordati che fissano degli obiettivi comuni e un percorso.

Non bisogna inventare nulla, basta attenervisi, magari con qualche aggiornamento e integrazione. Stabilendo delle regole del gioco e un metodo condiviso, chiarendo le zone d’ombra e le ambiguità, eliminando gli ostacoli e i fattori di freno nel frattempo emersi e mettendo da parte coloro che, per interessi estranei e inconfessabili, remano contro. Ma ci vuole pazienza, dialogo, rispetto dei ruoli e dei pesi, intelligenza e comprensione. Quando le cose si fanno in due bisogna mediare, senza macismi ed egoismi di parte.

La lunga campagna elettorale è finita. Ora bisogna tornare coi piedi per terra, ridimensionare l’ossessione dei social, operare con concretezza e pragmatismo, guardare al futuro e non al titolo dei tg, ragionare da statisti e non da statali. A Matteo Salvini, vincitore designato nei sondaggi, ricordo le sue stesse parole che mi dice l’ultima volta che l’ho visto qualche settimana fa, il 9 marzo, a pranzo per il suo compleanno. Silvio Berlusconi si era con grande tempestività inserito in un alterco Lega-Cinquestelle e sperando di attrarre a se’ il leader della Lega in un governo di Centrodestra incrinando così l’alleanza gialloblù, aveva lanciato la sua offerta seducente in un’intervista rilasciata proprio al sottoscritto: ”Pronti a sostenere Salvini premier” (clicca qui).

Salvini, pur apprezzando “le parole del presidente Berlusconi che mi fanno ovviamente molto piacere”, aveva lasciato cadere la dichiarazione d’amore del leader di Forza Italia in un’intervista video che potete ascoltare qui: ”Quando faccio una cosa la voglio fare fino in fondo. Sto facendo il ministro dell’Interno e il vicepresidente del Consiglio e penso di farlo bene visto come reagiscono gli italiani. Quindi conto di andare avanti a farlo ancora a lungo perché’ ho dato una parola agli italiani e questa parola conto di mantenerla”, mi aveva risposto tranchant.

E alla mia domanda sulla collaborazione coi Cinquestelle era stato ancora più esplicito: ”Abbiamo sempre trovato in questi nove mesi un accordo per l’interesse pubblico: sull’immigrazione, sulla giustizia, sulla sicurezza, sulle tasse, sulla legge Fornero, sulla legittima difesa... e tanto altro rimane da fare... Se gli italiani dopo nove mesi e non dopo nove giorni, continuano a darmi e a darci fiducia, evidentemente è perché stiamo lavorando bene”.

Parole inequivocabili. E aveva concluso serafico: ”Non c’è crisi e nulla di cui preoccuparsi. L’ultima cosa di cui hanno bisogno gli italiani è il caos”. Ben detto, analisi ineccepibile, caro Matteo. Parole tue di qualche settimana fa, tuttora attualissime e dirimenti. Attento al caos, amico mio, allo spread e alle avventure. Attento alle sirene ammaliatrici e ai tuoi cattivi viciniori e consiglieri. Sappi distinguere. L’Antico regime è pronto ad azzannarvi. E gli italiani a punirvi.

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