Dopo l’accordo di Bruxelles/ E ora portiamo il Cambiamento in Europa
Rosiconi e vedovi dell’Ancien Regime si mettano l’anima in pace: il governo gialloblù di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini ce l’ha fatta.
Con uno scatto finale di intelligenza politica e di saggio realismo Conte e il suo team hanno attenuato in extremis le originarie rigidità e il muro contro muro contro i mandarini rinsecchiti di Bruxelles, portando a casa un risultato politico inatteso e per molti aspetti straordinario.
La manovra di bilancio 2019 sposta finalmente il focus dall’austerità, sterile e paralizzante, degli anni scorsi, a una robusta spinta agli investimenti e a forti stimoli della ripresa economica, sposando una doverosa, non rinviabile redistribuzione solidaristica basata sui due cardini del reddito di cittadinanza e della riforma della Legge Fornero.
Un successo politico che ha evitato la devastante e vendicativa punizione, già scritta a Bruxelles, di una procedura d’infrazione terrificante per i nostri conti pubblici e destabilizzante per la stabilità politica e la tenuta del governo del cambiamento.
Una sorta di cronaca di morte annunciata, evitata in extremis. Brindisi.
Rosiconi e vedovi spenderanno fiumi di parole ancora adesso per stroncare e strolicare indefessi sui numerini, le virgole, le contraddizioni, gli stop and go, aggiustamenti resisi inevitabilmente necessari in corso d’opera nel negoziato, aspro e prevalentemente politico, al tavolo pseudocomunitario di Bruxelles.
Ma opinionisti ed editorialisti da talk show dovranno arrendersi all’evidenza. O resteranno avulsi e inascoltati, condannandosi all’irrilevanza. Avevano agognato e preparato, in una logica del tanto peggio tanto meglio, il funerale del governo più amato dagli italiani dell’intero Dopoguerra, ingigantendo e cavalcando ogni più piccolo, naturale e più che comprensibile screzio interno tra forze politiche e temperamenti personali diversi, per dipingere tutti i giorni, con forzature e fake news, scenari foschi e prospettive apocalittiche.
Ma, con ogni evidenza, questi uccelli del malaugurio confondevano i loro desideri con la realtà, ben diversa da come questi specialisti non più esclusivi della produzione di verità e di senso, sconfitti dalla storia, ma anche dalle loro incapacita euristiche, dalla loro malafede interessata, la raccontavano.
La realtà, infatti, ci consegna un’altra verità, rispetto allo storytelling del mainstream: si legittima e si consolida al governo del Paese l’Italia che a marzo scorso scelse nelle urne di voltar pagina pensionando la vecchia classe dirigente politica, burocratica e imprenditoriale e il sistema partitico consociativo basato sulla finta dialettica Pd-Forza Italia con il loro annesso clero politico giornalistico, premiando due forze politiche nuove e rivoluzionarie e due giovani leader coraggiosi e “diversi”.
Vince quel mix di pragmatismo e buonsenso d’impianto lombardo unito al rigore etico e al solidarismo sociale dei seguaci di Beppe Grillo. Vince l’irruenza di pancia e l’inesauribile vitalismo di Matteo Salvini unita alla lucidità politica e alla tenacia rivoluzionaria di Luigi Di Maio. E con loro vince la saggezza, la freddezza e la competenza da giurista di un uomo equilibrato e affidabile come Giuseppe Conte, amatissimo dagli italiani come nessun premier prima.
Si apre così una fase nuova per la maggioranza gialloblù, che ieri, giornata storica, ha portato a casa anche l’importantissima e severa legge contro la corruzione e la ricostruzione del ponte di Genova affidata alle cure (gratuite) del grande Renzo Piano (con la doverosa conferma dell’esclusione di Autostrade dai lavori di ricostruzione e la delega a due imprese eccellenti italiane).
Cinquestelle e Lega dovranno ora fare tesoro della preziosa esperienza accumulata nel semestre.
Sarà necessaria una messa a punto della loro giovane e inedita joint venture, mettendo mano a qualche aggiustamento che ne elimini i difetti e le disfunzioni emerse in questi mesi e dia ulteriore energia e spinta alla macchina, rafforzando gli elementi della collaborazione e dell’integrazione a discapito degli egoismi, delle partigianerie e delle mene elettoralistiche nonché a discapito dell’azione disgregante di soggetti divisivi attivi in entrambi gli schieramenti, e specialisti nel fuoco amico.
Il progetto, se portato avanti con lealtà e impegno, saggezza e rispetto reciproco è politicamente vincente per entrambi i partner. Cinquestelle e Lega hanno i numeri in Parlamento e nel Paese per sfruttare l’occasione storica di governare cinque anni, proseguendo nel grande lavoro già fatto in questi sei mesi, con risultati straordinari nella lotta alll’immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani, alla ludopatia, al lavoro nero fino ad arrivare a un profondo rinnovamento della vita politica che può culminare nella scelta condivisa del futuro presidente della Repubblica.
Superate le forche caudine della manovra, la maggioranza, vaccinata e più forte, ora deve riprendere con lucidità e gioco di squadra, la strada maestra, attesa dagli italiani del taglio delle tasse, del rilancio dell’occupazione, specie giovanile, della lotta seria e radicale all’inquinamento, del contrasto alla criminalità organizzata, della delegificazione e della semplificazione burocratica.
Ma anche del profondo rinnovamento di quell’Europa delle élite e dei grand commis, della sua governance, dei suoi trattati, a favore di un’Europa dei popoli.
Il governo italiano mai come ora ha le carte in regola per essere tra i leader più credibili di questo auspicato Cambiamento.
Commenti