Mattarella capo dell’opposizione? Perché Il Colle non può essere che contiano
I corifei dell’Antico regime provano ad arruolare Mattarella tra i banchi dell'opposizione
I corifei dell’Antico regime coi loro commenti a scoppio ritardato con cui inondano giornali e tv tirano la giacchetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e lo trascinano, irrispettosi del ruolo super partes, tra i banchi dell’opposizione al governo gialloblù Conte-Di Maio-Salvini, mettendolo in grave difficoltà istituzionale.
E così ritroviamo, accecati dalla faziosità e dal corto circuito della ragione e uniti nella lotta a Giuseppe Conte e ai suoi dioscuri, il forzaitaliota Tajani e il piddino Martina, l’ultraottuagenario de sinistra Scalfari e il berlusconiano tendenza Pascale Sallusti.
Tutti impegnati, novelli sofisti, a estrapolare dal discorso double-face di Mattarella le frasi più adatte a confermare la propria tesi antigovernativa. Tutti ugualmente attenti a nascondere i passaggi del breve discorso di Capodanno del Colle che invece possono dimostrare Il contrario, ossia la naturale, inevitabile sintonia tra Quirinale e Palazzo Chigi, istituzioni inestricabilmente legate l’una all’altra in una sinergica operatività politico-legislativa, di fatto e di diritto.
Un esempio di “sbadataggine” di questi vedovi dell’Antico Regime continuamente all’opera nella produzione di fake news? Prendiamo, per dire, quel che Mattarella ha detto la sera di San Silvestro nel passaggio non banale sulla sicurezza. Parole scomparse nella narrazione dei corifei, che a ben guardare si potrebbbero usare per iscrivere Mattarella tra i salviniani più convinti: ”Certo, la sicurezza è condizione di un’esistenza serena. Ma la sicurezza parte da qui: da un ambiente in cui tutti si sentano rispettati e rispettino le regole del vivere comune”, premette il Presidente, che aggiunge: “La domanda di sicurezza è particolarmente forte in alcune aree del Paese, dove la prepotenza delle mafie si fa sentire più pesantemente. E in molte periferie urbane dove il degrado favorisce il diffondersi della criminalità. Non sono ammissibili zone franche dove la legge non è osservata e si ha talvolta l’impressione di istituzioni inadeguate, con cittadini che si sentono soli e indifesi”.
Così parlò Mattarella (e non Salvini, come sembrerebbe di primo acchito). Potrebbe essere la piattaforma ideologica e politica ideale per far partire la futura legge sulla legittima difesa, la priorità 2019 annunciata dal Ministro dell’Interno.
Qualche altro esempio? Prendiamo tra tante parole di prammatica di buon senso e buoni sentimenti, l’unico passaggio veramente e squisitamente parlamentare e politico uscito dalla bocca del Presidente: ”Ieri sera ho promulgato la legge di bilancio nei termini utili a evitare l’esercizio provvisorio, pur se approvata in via definitiva dal Parlamento soltanto da poche ore. Avere scongiurato la apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea per il mancato rispetto di norme liberamente sottoscritte è un elemento che rafforza la fiducia e conferisce stabilità”.
“Rafforza la fiducia e conferisce stabilità”, si rallegra Mattarella vantando la propria rapidità nell’approvazione della Legge di Bilancio. Capito?
Sicché la messa in sicurezza della vituperata manovra di bilancio, oggetto di dileggi e assalti anche fisici in Parlamento da parte delle opposizioni in coro unanime, assicura al Paese stabilità e fiducia. Sembra che parli Conte.
E chi è chiamato a gestire la fase post manovra che assicura stabilità e fiducia? Il governo pentastellato del Cambiamento politicamente scorretto dai voti rivoluzionari di Cinquestelle e Lega.
Morale della favola? Faziosità e fake news. Un’ossessione autoreferenziale antistorica assale i corifei, vedovi dei governicchi senza maggioranza del passato, che piega l’evidenza empirica ignorando ostinatamente e pervicacemente il gradimento senza precedenti che gli italiani continuano a riservare al governo in carica. E impegnandoli in una quotidiana propaganda antigovernativa.
E poi ci si stupisce del continuo calo di credibilità e vendite dei cosiddetti giornaloni?
La verità, come ho scritto nel mio commento la sera del 31 dicembre, è che stando ai fatti, che hanno una loro testardaggine, Sergio Mattarella è il vero “padrino” di nozze tra Cinquestelle e Lega. Lui,obtorto Colle, il compare di battesimo del parto gemellare che ha messo insieme i due leader antisistema in un’alleanza di popolo da incubo per l’Antico Regime, lui che li li ha invitati a un connubio che ai più appariva innaturale e impossibile, prendendo atto infine, dopo lunghi tentennamenti, del verdetto eloquente del corpo elettorale.
E sempre lui, Mattarella, ha indotto Conte, Salvini e Di Maio, lavorando dietro le quinte di mediazione e moral suasion tra Bruxelles e Roma, a mettere da parte vaffa e parolacce, passare a più miti consigli, rivedere saldi e numerini della manovra, fino a farla digerire ai commissari europei, salvando così il governo dallo schianto mortale di una esiziale procedura di infrazione.
Ecco perché, diciamolo, è storicamente sbagliato e politicamente fuorviante iscrivere Mattarella all’opposizione.
Mattarella sta, costitutivamente e costituzionalmente, con Conte, Di Maio e Salvini, come Napolitano lo era con Monti, Letta e Renzi. E in prospettiva simul stabunt, simul cadent. Insieme stanno e staranno, perché sennò insieme cadono. Nel caos.
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