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Cronache dal mercato dell'arte
Un Archivio per l'Opera Omnia del Maestro Meneghetti

Continua a crescere il numero di archivi dedicati agli artisti italiani del Novecento. Dopo la costituzione di quello di Ernesto Tavernari, che abbiamo presentato qualche mese fa, è la volta di Antonio Meneghetti, il padre dell'OntoArte.

La moltiplicazione degli archivi rappresenta un fatto positivo per il mercato. Oltre a valorizzare l'opera dell'artista, un archivio contribuisce a fare chiarezza e a dare ai collezionisti garanzie sull'autenticità dei lavori in loro possesso. Ricordiamo che sino agli anni Novanta, quadri e sculture circolavano non di rado senza certificati e senza indicazioni attendibili sulla provenienza. Oggi invece chi compra un quadro o una scultura vuole avere certezza dell'autenticità. Una garanzia che, se l'artista è scomparso, solo un archivio ufficiale gli può dare.

La pulizia del mercato assicurata da un archivio, ha spesso effetti benefici anche sulle quotazioni di un autore. Per restare al caso prima citato, quello di Tavernari (Lucca 1911 – Milano 2007), le sue opere, dopo la costituzione dell'Archivio , hanno registrato ottime performance in asta, con aggiudicazioni pari a tre volte i prezzi di stima.

Nato ad Avezzano (in provincia di L'Aquila), nel 1936 e scomparso a Faxinal do Soturno, Rio Grande do Sul, in Brasile, nel 2013, caposcuola del movimento OntoArte, da lui fondato negli anni Settanta, Antonio Meneghetti è una figura particolarmente interessante nel panorama dell'arte del Novecento. In un periodo caratterizzato da una concettualizzazione estrema, da un intellettualismo che a volte si attorciglia su se stesso, sino a diventare incomprensibile, Meneghetti teorizzava la riscoperta del bello, del gusto, dell'armonia. Questo lo metteva in contrasto con il pensiero unico dominante, con quello che oggi viene denominato establishment. Le presunte elite arrivano a sostenere che l'estetica non sia più il presupposto base dell'arte.Meneghetti, invece nel suo libro-manifesto “Ontoarte, l'In sé dell'arte”, scrive: “L'Essere, nel suo stato primario, è atto estetico. Addirittura l'Essere come primo aggettivo, più del semplice, dell'uno, del buono, è estetico”.

E, in distonia con la critica mainstream, che troppo spesso ama un'arte patologica, aggiungeva: “L'OntoArte non preferisce l'uomo malato, schizofrenico, l'uomo per la morte. Essa non condivide alcuna azione artistica aggressiva o patologica per l'umano: la sua ispirazione fondamentale è fare un'arte che sia simbolo di sanità e di bellezza”.

 

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