Che piacciano o meno, i ragni sono tra gli esseri più interessanti del pianeta.
Per chi, come tanti negli anni 90, è stato traumatizzato dagli svariati film a tema aracno-horror (Arac Attac, Spiders, Aracnofobia, etc..) e, dopo averli spenti nel giro di 5 minuti, ha continuato i successivi anni di vita girandosi ed urlando alla vista di qualche zampetta di troppo, farò un recap.
Gli aracnidi non sono insetti.
Oltre ad avere differenti caratteristiche fisiche differenti dagli insetti (per esempio i ragni sono divisi in solo due parti: l’addome ed il cefalotorace), si contraddistinguono per il fatto di essere carnivori (sì, ogni singola specie), predatori (prevalentemente notturni), numerologi fissati con il numero 8 (eh sì, le otto zampe e gli otto occhi sono un dato di fatto) ed in generale, organismi estremamente complessi.
Basti pensare che i ragni sono gli unici esserini sotto una certa dimensione in grado di avere dei tratti caratteriali che differiscano di molto da individuo a individuo.
Per esempio possono essere più o meno aggressivi nei confronti dell’uomo (anche in maniera immotivata), decidere se vivere da soli o in colonie e che behaviour adottare socialmente verso i figli ed i partner (per l’appunto,spero che l’animale guida della vostra compagna non sia una vedova nera).
I ragni sono estremamente complessi anche nelle proprie modalità di sopravvivenza.
Sono predatori astuti e silenziosi, ed a questo scopo hanno riadattato il proprio organismo.
La produzione delle ragnatele è un esempio calzante per la loro attitudine predatoria.
Tutti sanno che i ragni tessono le ragnatele per catturare le proprie prede, ma questo non è l’unico motivo.
Il motivo principale, oltre al catturare le prede, è un deficit anatomico.
Gli aracnidi infatti non hanno un vero e proprio apparato digerente, o, per meglio dire, non hanno la possibilità di ingerire cibi solidi, ma solo liquidi.
Dunque la digestione deve avvenire al di fuori del proprio corpo, e che cosa potrebbe esserci di meglio che avere il proprio microonde personale?
Il ragno usa la tela per avvolgere le prede, e come “bozzolo digestivo”, dunque è davvero come impostare i parametri di cottura: la quantità perfetta di veleno per stordire la preda, il giusto quantitativo di succhi gastrici, e via, dopo quindici minuti è pronto in tela!
Ciò che spesso si trascura , è che lo scopo della seta di ragno è anche quello di proteggersi (alcune specie di aracnidi si creano dei veri e propri “rifugi”), di muoversi (sì,sì, come spiderman) ed infine, di riprodursi.
Considerazioni anatomiche a parte, ciò di cui vorrei parlarvi oggi è piuttosto una curiosità sulle modalità di studio dei simpatici non-insetti.

Vi siete mai chiesti come vengono analizzate (ed “estratte”) le ragnatele dei ragni?
Beh,prima di oggi nemmeno io, ad ogni modo il vostro simpatico uomo-(non)-ragno di quartiere è qui per questo!

I ragni vengono prima sedati con dosi controllate di diossido di carbonio, poi sono mantenuti fermi sul posto con degli spilli (ecco, questo potrebbe già piacergli decisamente meno dell’essere drogati).

Infine si utilizza un apposito arnese non meglio identificabile (diciamo che in soldoni va bene qualsiasi cosa, non esiste un ragno-estrattore) per prendere il filo di seta prodotto dalla sfortunata cavia ed estrarlo dall’addome.
Il filo viene in conclusione teso ed arrotolato su un cilindro semovibile che sarà responsabile del suo avvolgimento.
Questi esperimenti vengono fatti principalmente per capire qual’è la tensione a cui può essere sottoposta una ragnatela ( o un singolo filo), quanto peso può sopportare e per che distanza si può estendere.

Se vi chiedete chi o cosa sia la bestia presente nelle foto soprastanti, beh, è un “Golden orb Weaver”, ovvero un “Ragno tessitore della tela dorata”, ed è rinomato per essere in grado di produrre ben sei tipologie di seta.
Ma se pensate che nessuno abbia pensato di usare il metodo descritto per i suoi comodi, vi sbagliate!

Pensate che la seta di questo ragno è così tanto famosa nel mondo degli aracnofili che il designer tessile Simon Peers ed il suo investitore di fiducia, Nicholas Godley, nel 2004, hanno pensato bene di usare la seta prodotta da 1.2 milioni di simpatici amichetti per produrre uno scialle.
L’esperimento ha avuto così tanto successo che nel 2012, i due, hanno esibito al Victoria and Albert Museum di Londra una mantellina creata nella stessa maniera.
Se il vostro sesto senso da animalisti già sta urlando vendetta, non preoccupatevi, nessun ragno è stato maltrattato; piuttosto hanno vissuto il tutto come un qualcosa di fastidioso quanto un prelievo del sangue di soli 30 minuti, prima di essere rilasciati nuovamente nel loro habitat.
Se non siete già abbastanza stupiti ecco l’ultima chicca della giornata: La tela dei golden web weavers è studiata anche dal Medizinische Hochschule Hannover, che indaga sulla sua biocompatibilità e sul suo possibile utilizzo come materiale per la ricrescita di nervi periferici.
Che dite, vedremo mai nell'arco della nostra vita chirurghi operare con fili di seta, vestiti di stilosissimi camici in seta di ragno?