Da Salvini a Di Maio, si abbia più tatto nel comparire in televisione
La maggioranza delle persone sono convinte che così va il mondo, ossia che anche loro potrebbero essere ministri della Repubblica
Una delle caratteristiche più rare delle persone, come noto, è il tatto. Così si può spiegare l’iper-esposizione televisiva che ha caratterizzato le elezioni europee e interessato un po’ tutti gli attori in campo: dagli opinionisti ai giornalisti ai politici. Enrico Mentana, prostrato e con difficoltà di eloquio, è arrivato a farsi perdonare: “Scusate… dopo 22 ore…”, suscitando in alcuni l’ironia, in particolare tra chi si alza alle 6 del mattino per guadagnarsi da vivere: “Sembra che lavori solo lui”. Luigi Di Maio e Matteo Salvini, nella settimana che ha preceduto la domenica elettorale, comparivano contemporaneamente su più reti: Rai, Mediaset, La7, Sky. Avranno forse provato la vertigine dell’ubiquità: uno degli effetti tipici di chi va in tv è quello di rivedersi in video.
Sarà anche un fatto di “horror vacui” (“Fuori dallo schermo non sono nessuno”), ma un po’ di empatia non guasterebbe. Andando in video e passando da un comizio all’altro continuamente, Salvini - si chiede chi si reca ogni giorno in ufficio - quando va al Ministero a lavorare? Il ministro risponde: “Ci sono le tecnologie”. Certo, ma c’è chi continua a pensare: “Ma quando lavora?”. Ciò farà probabilmente ridere la maggioranza delle persone, che sono convinte che così va il mondo, ossia che anche loro potrebbero essere ministri della Repubblica ("Basta saper parlare…"). Quanti sono consapevoli del fatto che un politico in tv, quasi sempre, semplifica e la spara grossa? L’opposto della realtà: “Non ho la bacchetta magica, abbiamo però delle idee e facciamo il possibile, ma non voglio illudere nessuno”.
Del resto la tv – i vari Pomeriggi Domeniche e Grandi Fratelli – sono responsabili - come presentì Pier Paolo Pasolini 40 anni fa - di questo lavaggio del cervello, ossia del decadimento culturale e intellettuale degli italiani. In tali trasmissioni sembra servano due “non” competenze: 1 - sapere far boccacce; 2 - avere una visione sentimentale, nel senso negativo del termine, dell’esistenza. Si lasciano qui perdere i temi enormi indotti da tale politica televisivamente iper-esposta e commentata, a partire da quello della democrazia, per intenderci, dei salsicciai.
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