Ha ragione Balotelli, la razza italiana non esiste
Le civiltà non sono strutture chiuse e isolate
Dopo i casi di razzismo nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre, ex deportata ad Auschwitz, cui è stata assegnata una scorta di due carabinieri, e di Mario Balotelli, accolto dai “buu” dei tifosi dell’Hellas Verona e definito “non del tutto italiano” dal capo ultras Luca Castellini, cui è stata vietato l’ingresso allo stadio fino al 2030, la domanda è: esiste la razza italiana? Ossia, ha ragione Mario Balotelli quando risponde ai tifosi del capoluogo veneto: “Siete piccoli esseri. Svegliatevi ignoranti!”?
La prima premessa è che il termine razza non è scientifico e i genetisti (si pensi agli studi di Luca Cavalli-Sforza) negano l’esistenza di basi biologiche del concetto di razza: le civiltà non sono strutture chiuse e isolate. La seconda premessa è che, se il vocabolo razza andrebbe abolito, è accettabile quello di etnia, che si fonda sulla storia comune di una popolazione, fortificata da religione, lingua e cultura medesime.
Fatto questo preambolo, se per assurdo si postuli che la razza esista, ha ragione Balotelli nel dire che i razzisti italiani sono ignoranti: la razza italiana non sussiste. Infatti, a guardare e a voler credere ai testi di riferimento razzisti tra 800 e 900, dal nord Italia, passando dal centro e fino al sud, in particolare nelle aree interne e montane, gli italiani discenderebbero dalle invasioni delle popolazioni barbariche provenienti dall’Asia centrale, mentre al Sud la parte del leone tra gli invasori la farebbero gli arabi. Insomma, la differenza tra un tedesco di Amburgo e un arabo di Riyad. Più indigeni, nel senso di popolazioni primitive autoctone: i liguri, gli umbri e (in parte) i sardi.
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