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Lo sguardo libero
Il Governo dica chiaramente sì o no alla “Nuova Via della Seta”

Alcune parole chiave della disciplina manageriale: definizione e misurabilità degli obiettivi, negoziazione, pragmatismo, trasparenza. L’opposto di ciò che sembra aver caratterizzato l’approccio che ha segnato le ultime vicende di cui si è reso protagonista questo Governo. E il mondo dei mercati e della politica internazionale è impietoso nei confronti delle organizzazioni che non seguono prassi globalmente riconosciute (un po’ come l’ inglese utilizzato quale lingua ufficiale del pianeta).

Le regole della negoziazione sono universalmente note. Ed è molto probabile che quel mondo non abbia capito l’ escamotage, soprattutto giuridico e lessicale, con cui Palazzo Chigi ha affrontato il rinnovo dei bandi dell’Alta velocità Torino-Lione. Altro indicatore, notevolmente secondario rispetto al precedente, e che è segno di debolezza, è l’uso improprio della comunicazione. Minimizzare è una tecnica apprezzata, se è costruttiva e funzionale al fine. Definire Tav  “un buco nella montagna” non va in questa direzione.

È certamente più complesso guidare uno Stato, che un’azienda. Donald Trump (al di là di come la si pensi, l’applicazione dell’imprenditorialità alla politica, pure con conseguenti ed evidenti difetti come il solipsismo)  negozia e concorda decisioni certe  e definitive. Il sì è sì, il no è no. Al massimo  cambia idea (può succedere), ma per ridefinire situazioni, diverse ma comunque certe e definitive, come ha fatto nel caso dei bambini al confine del Messico, prima separati dalle loro famiglie, cui è stato successivamente consentito di ricongiungersi.

Si spera che il Governo sia più chiaro circa la “Nuova Via della Seta”: si dica sì all’Ue e agli Usa (contrari all’asse Roma-Pechino per ragioni politiche sulla scorta di 70 anni di atlantismo della politica estera italiana) e no alla Cina - o si faccia il contrario: sì alla Cina e no all’Ue e agli Usa. Ma il fatto che il presidente cinese Xi Jinping sarà in visita in Italia il 22 marzo fa intravedere il peggio: la scelta del compromesso.

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