Il Nord che teme la meridionalizzazione del Paese
A Napoli e Palermo una famiglia su cinque riceverà il reddito di cittadinanza
Il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi sostiene che, vista la politica del no di questo Governo (no alla TAV, dubbi, tra gli altri, su: Pedemontana lombarda e veneta, Gronda di Genova e prolungamento della metro di Milano da Sesto San Giovanni a Monza… ovvio pere e mele per costi, ma tutte opere importanti e simboliche) ci sia il sospetto che si voglia affossare il Nord. Lo stesso sindaco di Milano, Giuseppe Sala, aveva qualche giorno prima suggerito polemicamente a Luigi Di Maio, fautore della chiusura degli esercizi commerciali la domenica, di farlo in provincia di Avellino (“Milano è un modello unico e ha 9 milioni di turisti”).
Il lato giallo (5 Stelle) dell’Esecutivo Conte può in effetti ricordare la cifra statalista-assistenzialista, che (per note ragioni culturali e storiche) è oggettivamente e intrinsecamente più diffusa al Sud. I nove miliardi del reddito di cittadinanza (tutti soldi dei contribuenti, in gran parte ovviamente provenienti proporzionalmente dalla tasse del Nord) saranno inviati con bonifico di 780 euro (pare direttamente sul conto corrente, neanche la fatica di andarli a ritirare in posta...) a persone povere e che non lavorano. Secondo il Sole 24 Ore, le prime 34 Provincie per incidenza di tale sussidio saranno del Sud e delle Isole. A Napoli e Palermo una famiglia su cinque riceverà il reddito di cittadinanza.
E’ vero, queste persone non potranno rifiutare più di tre lavori. Ma funzionerà la macchina organizzativa e come reagiranno le persone? (Alcuni ironizzano grottescamente sul fatto che parte di quei soldi potrebbero tornare allo Stato tramite i gratta e vinci). Comprensibili i dubbi del Nord. Si pensi al rapporto tra tasse versate e trattenute al Nord (di qui per un liberale la necessità del federalismo fiscale). Si rifletta su Milano, uno delle maggiori aree del mondo per ricchezza e innovazione. Tutto con forza e volontà proprie. Senza pubblica amministrazione che dà, per intenderci, tutto quel lavoro come a Roma.
Il rischio è che la tendenza politica, la stella polare di un Governo sia per così dire contagiosa a tutti i livelli, pratici e mentali. La paura è che il Nord sia trascinato, per un liberale, verso il basso, mentre deve essere libero di produrre benessere, felicità e ricchezza, ottenuti con impegno, lavoro, merito, meno tasse e Stato. All’opposto se ci fosse una tendenza meritocratica-liberale come stella polare del Governo, tutto il Paese, anche il Sud, sarebbe trascinato verso l’alto.
Matteo Salvini - che ha voluto il liberale taglio delle tasse, mentre lo sembra meno la revisione della legge Fornero – potrebbe avere accolto tale provvedimento estraneo alla mentalità del Nord nel gioco dello scambio di interessi elettorali e politici nell’ambito del patto di Governo. A questo forse si riferisce Silvio Berlusconi quando parla di alleanza innaturale tra Lega e 5 Stelle. Questo probabilmente non capisce la sinistra che, accecata dalla lotta all’immigrazione di Salvini, non vede questa sorta di neo-comunismo dei 5 Stelle che per così dire confonde e rende all’opinione pubblica inimmaginabile la possibilità di una sinistra liberale. E di questo passo molti penseranno: “Guarda che non era male l’idea di quello… la secessione del Nord… ci saremmo tenuti i nostri soldi e la nostra ricchezza”.
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