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Lo sguardo libero
Maria Borio: “L’Europa riparta dalla poesia”
Maria Borio, poetessa, fondatrice e presidente di “Poesiæuropa”

Due i focus in programma: “Letteratura e natura/tecnologia” e “Testualità e immagini”

Un grande appuntamento culturale su una piccola isola al centro dell’Italia. L’Isola Polvese del Lago Trasimeno (Perugia), al confine tra Umbria e Toscana, dal 30 maggio al 3 giugno 2023, ospita il Festival “Poesiæuropa” (dittongo voluto). Giunto alla V edizione, l’evento propone una riflessione sulla cultura umanistica europea, partendo dalle voci della poesia, per costruire visioni per il futuro. Tra i poeti attesi: il cinese Yang Lian, l’austriaca Sabine Gruber, i francesi Laure Gauthier e Benoît Casas e gli italiani Giorgio FalcoUmberto Fiori Sabrina Ragucci.  Due i focus: “Letteratura e natura/tecnologia” e “Testualità e immagini”. Diversi gli appuntamenti: lectio magistralis, forum di dialogo, panel con presentazione dei lavori dei vincitori di borsa di studio, workshop creativo, reading. Partecipazione al pubblico aperta e libera.  L’iniziativa, posta sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo, è organizzata in collaborazione con Arci Spazio Humanities APS e l'Università degli Studi di Perugia. Intervistiamo Maria Borio, presidente nonché ideatrice di “Poesiæuropa”.

Maria Borio, siamo alla V edizione. Come è cresciuto e che peso ha oggi questo Festival?

L’iniziativa è cresciuta grazie all’impegno e alla passione di una comunità di giovani ricercatori e artisti – e ovviamente alle istituzioni che hanno creduto in loro – che ha cercato di considerare gli studi umanistici, soprattutto la letteratura, come un campo trasversale, aperto alle varie possibilità di interazione con la realtà contemporanea da tutti i punti di vista. Scrivere oggi (la letteratura ci aiuta a pensare al valore della scrittura...), anche a fronte delle innovazioni che si prefigurano con l’intelligenza artificiale, innesca problemi cruciali per la formazione, le relazioni e le dinamiche sociali e produttive. Sostanzialmente è questo il focus su cui la quinta edizione di “Poesiæuropa” si concentra e lo affronterà da due punti di vista: la riflessione sugli strumenti di produzione e comprensione della testualità in cui l’uso delle immagini è diventato sostanziale e quella su come la letteratura rappresenta le interazioni fra natura e tecnologia.

Come è articolato il programma?

In appuntamenti molto diversi: lectio, forum di dialogo, reading e un workshop creativo. L’idea è quella di configurare una settimana seminariale. Fra gli ospiti ci sarà il poeta cinese Yang Lian, esule in Europa fin dalla Rivoluzione maoista, la scrittrice austrica Sabine Gruber e due presenze francesi, Laure Gautier, poetessa attiva soprattutto sul versante della performance poetica, e Benoît Casas. Dal versante italiano avremo una compresenza di poeti e narratori, fra cui Umberto Fiori e Giorgio Falco insieme all’artista visiva Sabrina Ragucci. Questi autori coprono almeno due generazioni e offrono un affresco interessante delle scritture poetiche europee in rapporto alla nostra tradizione e alle tradizioni extraeuropee.  

Anche quest’anno ci sono le borse di studio.

Oltre agli ospiti che terranno gli interventi principali, sono state predisposte 20 borse di studio dedicate in particolare ai giovani, che sono stati selezionati a fronte delle domande inviate e dei loro curricula. Le domande sono state tante, questo testimonia che siamo sulla buona strada, anche per il futuro.

Un focus è su “Letteratura e natura/tecnologia”.

Questo focus è dedicato alle interazioni tra linguaggio della letteratura e consapevolezza del senso sociale contemporaneo, del ruolo formativo dell’umanesimo, del rapporto tra il paesaggio ereditato dalla cultura umanistica e il paesaggio come valore ecologico. La dimensione del letterario è discussa in rapporto alle innovazioni dell’idea di spazio e senso dell’abitare, in particolare per come l’umanità di oggi si approccia alle relazioni fra natura e tecnologia, come dimostrato, per esempio, dallo sviluppo del campo delle eco-digital humanities.

L’altro grande tema è “Testualità e immagini”.

La realtà contemporanea impone la necessità di essere in possesso di strumenti di produzione e comprensione della testualità in rapporto a pratiche mediatiche, tecnico/digitali e formative in cui l’uso delle immagini è diventato sostanziale. Quest’ultima può essere intesa sia come interazione diretta tra parola e immagine, o disposizione visiva della parola; sia come modalità per cui la scrittura tende a adattare la propria forma intrinseca (sintassi, figure retoriche, grammatica ecc.) in funzione di una capacità percettiva del testo (dunque della letteratura stessa) influenzata dalla capacità percettiva delle immagini e, più in generale, della multi-sensorialità.

Lei è anche responsabile del Master in Textualities dell’Università di Perugia.

Si tratta di un corso di perfezionamento e di alta formazione scientifica ai sensi dell’art. 3 del DM 270/2004. Si fonda sull’idea che la realtà contemporanea impone la necessità di disporre di professionisti in possesso di strumenti di produzione e comprensione della testualità in rapporto a specifiche pratiche formative, mediatiche, commerciali, tecnico/digitali che ricorrono alla testualità su ampia scala, sia in ambito pubblico sia in ambito privato. Il focus della ricerca è il testo in tutti i suoi ambiti, creativi e tecnici. Al centro della ricerca c’è il lavoro sulla testualità, sia umanistica sia scientifica, sviluppate rispetto a settori lavorativi diversificati. Gli insegnamenti offrono strumenti di ideazione/creazione, produzione e distribuzione del testo. Si lavora sulle scritture specialistiche e su quelle creative, e si impara a esercitare a vari livelli formativi competenze tecniche e sociali. Può partecipare al Master chi è possesso di una laurea triennale oppure del vecchio ordinamento in qualsiasi ambito umanistico e/o scientifico, o di un altro titolo rilasciato all’estero riconosciuto idoneo. Il corso, che si può seguire con lezioni in presenza e con e-learning e videoconferenza interattiva, dà 60 crediti formativi universitari (CFU), ha una durata di un anno accademico, alla conclusione del quale sarà conferito il titolo di Master universitario di primo livello. Gli obiettivi formativi riguardano lo sviluppo delle competenze di scrittura, lettura, analisi e uso dei linguaggi testuali per vari fini professionali.

Un pensiero all’Europa.

L’Europa non è solo uno spazio economico e politico, non si tratta solo di una prospettiva che rimanda, in senso metaforico, alle “tavole della legge” e che incarna la nostra identità storica e culturale. Provo a dare una risposta usando la categoria di World Literature ed estendendola ad altri campi: il contesto contemporaneo è diventato autenticamente globale, gli artisti e gli scienziati seri lavorano in questa dimensione. Si tratta di un immaginario molto forte. Dall’Europa viene una prospettiva naturale per chi lavora sia in ambito creativo e formativo sia in ambito tecnico e scientifico.     

In conclusione, che dire dello scenario, l’Isola Polvese?

“La sede del festival è l’Isola Polvese del Lago Trasimeno. Una riserva naturale con una flora e una fauna protette, abitata nell’antichità dai popoli etruschi, poi nel Medioevo fino al Seicento. Oggi restano i resti della Chiesa di San Secondo e del Monastero degli Olivetani, restaurati e trasformati in un centro per la ricerca sull’ambiente gestito da Arpa Umbria. Un’isola piccola, al centro di un piccolo lago, a sua volta al centro geografico dell’Italia, a sua volta al centro del Mediterraneo.

 

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