Mattarella celebra la Nato, ma l’Italia ha firmato il memorandum con la Cina
Le conseguenze saranno nei libri di Storia prima del 2050, scadenza entro cui il colosso asiatico diventerà prima potenza mondiale
Il capo dello Stato Sergio Mattarella ricorda, in occasione del 70esimo anniversario della Nato, che essa “ha costituito e costituisce un insuperato baluardo di pace in tutta l'area europea e dell'Atlantico del Nord, affiancando alla cooperazione nei settori della sicurezza e della difesa un irrinunciabile foro di dialogo politico".
Con massimo rispetto, si accolga però la libera opinione che il 24 marzo scorso a Roma l’Italia ha firmato con la Cina il memorandum “La Nuova Via della Seta”, ricevendo con tutti gli onori il presidente cinese Xi Jinping e suscitando la contrarietà dei maggiori alleati della Nato (tra cui Usa, Germania e Francia) e dell’Ue. Questi hanno sottolineato come tale intesa sia, in quanto strategica a livello infrastrutturale e commerciale, para-politica, e che a lungo termine, dopo i momentanei vantaggi, avrà conseguenze negative.
È un aut aut: o la libertà (della Nato appunto) o il comunismo. L’Italia è stato l’unico Paese del G7 ad aver messo la firma, con giustificazioni di ogni genere: dall’auspicio che la via sia bi-direzionale a quello sul confronto futuro sui diritti umani (ma il milione di persone nei campi di rieducazione, stimato da Amnesty International, non può aspettare neanche un altro giorno).
Di fatto la Cina è una dittatura, con Xi Jinping, capo dello Stato a vita, del Partito unico e dell’Esercito. Non c’è libertà né per i cittadini né per la stampa e le minoranze vengono perseguitate. La Cina fa concorrenza sleale alle piccole e medie imprese manifatturiere non solo europee (copiando i suoi prodotti e vendendoli a basso prezzo). I cinesi oggi sono ricchi, non cercano più di fuggire dal loro Paese. Si pensi alla mostruosità: un Paese di 1 milione e 400mila comunisti che aspira a possedere la Ferrari. (Ma per completezza va detto che anche quel popolo è degno della democrazia).
Non solo, a livello di comunicazione globale, mentre prima si difendeva e accusava l’Occidente, ora lo invade surrettiziamente: giornalisti stranieri invitati perché scrivano del progresso locale, le squadre di calcio in Italia e via dicendo… e già le piattaforme della Internet tv lanciano i primi film con attori cinesi. Il modello è chiaro: quanto ha fatto Hollywood in Europa. Leggeremo gli esiti di tale firma nei libri di Storia, non troppo lontano: molto probabilmente prima del 2050, scadenza che la Cina si è posta come obiettivo minimo per diventare la prima potenza economica del mondo.
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