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Lo sguardo libero
Procedura Ue su debito rinviata al 9 luglio. Così l' Italia abbaia alla luna
LaPresse

Niente di definitivo alla riunione di Lussemburgo dell’Eurogruppo. Tuttavia è inutile giraci intorno: la procedura d’infrazione per debito eccessivo contro l’Italia, il cui via libera potrebbe arrivare dall’Ecofin del 9 luglio, dipende dall’articolo 126 del Trattato dell’Unione. E per la revisione dei trattati costitutivi è necessario il consenso di tutti gli Stati membri.

Anche nei prossimi anni, sarà difficile che l’Italia, rappresentata al Governo da Lega e Movimento 5 Stelle, possa trascinare gli Stati deputati a una modifica del Trattato: a seguito delle ultime elezioni europee, che hanno naturalmente - nel senso dell’alleanza “innaturale” di cui parla Silvio Berlusconi -  messo ai margini opposti del Parlamento dell’Unione Lega e 5 Stelle, e dovrebbero portare a una  Commissione con una maggioranza  costituita da popolari, liberali e socialisti.

Arduo che il ministro dell’Economia Giovanni Tria -  che con onore asseconda non passivamente i diktat dei vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini fautori di una politica economica di spesa in deficit -  convincerà - senza indicare cifre, dati e provvedimenti precisi fino al 2020 - Bruxelles e i due Cerberi: Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue e commissario per la Stabilità finanziaria (che ha parlato della necessità di “correzioni sostanziali”… parole già sentite prima del commissariamento della Grecia)  e  Pierre Moscovici degli Affari economici.

Di qui al 9 luglio ci sono più di tre settimane. Intanto sembra utile sapere che le conseguenze della eventuale procedura sarebbero gravi: 1 -  multa fino a nove miliardi; 2  - congelamento dei fondi strutturali. L’Italia ne dovrebbe ricevere 73  fino al 2020; 3 - stop ai prestiti concessi dalla Banca europea per gli investimenti (BEI). A ciò si aggiungano il calo della fiducia dei mercati finanziari e l’aumento dei tassi di interesse per ripagare il debito.

Ancor peggio quanto ha dichiarato  il presidente del Consiglio Giuseppe Conte  in un’intervista al Corriere della Sera a inizio settimana. Così il premier evoca lo spettro della perdita della sovranità in campo economico: “Attenzione a sfidare la Commissione europea sulla procedura per debito eccessivo. (…) Se verrà aperta, farà male all’Italia. Non è tanto e solo questione di multa. Ci assoggetterà a controlli e verifiche per anni, con il risultato di compromettere la nostra sovranità in campo economico: una bella eterogenesi dei fini per questo Governo, che è custode dell’interesse nazionale. Senza considerare che potrebbero essere messi a rischio i risparmi degli italiani”.

 

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