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Politicamente scorretto
L'Ulivo 4.0 di Bersani? Un vecchio film

Un nuovo Ulivo, definito 4.0, così l'ex segretario del PD, Bersani, ha tracciato la sua linea politica in vista delle future elezioni nazionali.
Non una riedizione della vecchia coalizione datata 1996  o quella denominata Unione del 2006 (la denominazione era diversa, ma la sostanza identica), ma un nuovo soggetto politico "adattato ai tempi".
Ecco cosa ha dichiarato, ieri, l'esponente della sinistra del PD: " "Quando dico Ulivo dico qualcosa che ha una solida cultura costituzionale e punta a mettere insieme la pluralità del centrosinistra. Non possiamo rassegnarci all'idea di un soggetto chiuso nel proprio campo, Serve una pluralità che vada dalla sinistra radicale al civismo. Poi le forme in cui questa idea si potrà realizzare la troveremo. L'Ulivo che ho in mente non è un revival del passato, è un Ulivo 4.0.
Cambiano i nomi, le sigle, i leader (prima Prodi, poi D'Alema, poi Rutelli, infine ancora Prodi), seppur l'area politica rimane sempre la medesima.
Non solo l'area politica è la medesima, ma anche alcuni esponenti (su tutti, Rosi Bindi, D'Alema) , tra cui lo stesso Bersani (deputato e ministro dell'Industria), sono gli stessi che formarono la coalizione che conquistò, per la prima volta nella storia repubblicana, la maggioranza dei seggi del Parlamento, nominando come Premier, R. Prodi, il professore di economia dell' Università di Bologna, già presidente IRI, già ministro dell'industria del Governo Andreotti nel 1978/79, già rappresentante della Democrazia Cristiana della corrente demitiana, che, dopo solamente due anni e mezzo fu defenestrato dai suoi stessi compagni di partito (all'epoca PDS), andò a ricoprire la carica di Presidente della Commissione Europea.
L'aspetto più emblematico rimane l'ideologia a cui si ispira o dice di ispirarsi Bersani e verso cui si deve orientare il progetto dell'Ulivo 4.0.
Socialdemocrazia, progressismo, società civile, sinistra, sindacato.
Io li raggrupperei nella vecchia e mai morta "internazionale socialista" che si basa sui soliti capisaldi, quali la globalizzazione, la libera circolazione delle persone, la frantumazione delle sovranità nazionali, l'abbattimento dei confini, degli Stati-nazione, così come concepiti nei secoli scorsi, sostituendoli con istituzioni "sovra-nazionali" (come l'Unione Europea) che non sono altro che i vari step che conducono all' ideale politico-sociale riassunto dall' adagio udito in numerose manifestazioni del popolo di sinistra, per cui, "la mia nazione è il mondo".
Il loro vessillo, i loro simboli hanno i colori e le effigi della bandiera della Pace.
Dalle piazze ai palazzi della politica; la stessa nuance, lo stesso arcobaleno, la stessa ideologia.
Si ponga mente quale fosse lo sfondo del simbolo dell' Unione che capeggiava sui manifesti elettorali e sulle schede elettorali in quel 2006 che portarono Prodi per la seconda volta a Palazzo Chigi; un emiciclo con i colori dell' iride simbolo del multiculturalismo, del "melting-pot".
Un "melting-pot" su cui si basa anche il "moderno" e "avveniristico" progetto politico di Bersani.
Una miscellanea di tutte le formazioni politiche e sociali che fronteggiano e che combattono la destra oscurantista, i reazionari, xenofobi oscurantisti, razzisti, portatori del germe della discriminazione, di quei disvalori antiglobalizzazione, antisolidaristici da cui traggono origine tutti i mali del Pianeta.
Coalizioni, sì arcobaleno, ma rabberciate, perennemente in bilico, con maggioranze che si sfaldavano ogni qualvolta non venivano soddisfatte le richieste dei vari partiti e partitini che componevano la variegata formazione (Rifondazione Comunista nel 1998 tolse il sostegno, una decisione che portò alla scissione della stessa formazione con la genesi dei Comunisti Italiani di Cossutta e Diliberto, così come nel 2008 l'abbandono dell'UDEUR di Mastella e del senatore De Gregorio di Italiani nel Mondo).
Ma come sosteneva Macchiavelli, "Il fine giustifica i mezzi", pertanto anche l'Ulivo 4.0 (chissà perchè non 5.0 o 6.0..., mah) non sarebbe altro che un "film" già visto.
Facendo una retrospezione di quanto vissuto nelle precedenti versioni uliviste, le ideologie, i progetti, la partecipazione dei soggetti politici sono identici.
Un vero e proprio "flash-back".
Questa è la sensazione che mi hanno generato le dichiarazioni dell'ex segretario PD (già ministro dell'industria, già ministro dello sviluppo economico, già ministro dei trasporti, deputato per 4 legislature).
Anzi, un vero e proprio incubo è comparso nella mia mente.
Ho rivisto le angoscianti immagini dei governi "ulivisti" o "unionisti", che guidarono il Paese per oltre 7 anni, sostenitori oltranzisti dell'Unione Europea, dell'Euro, tanto da imporci anche il Contributo straordinario per l' Europa (la cosiddetta Eurotassa) per poter consentire l'entrata del nostro Paese nell'area euro (per poter adottare la moneta unica), i cui effetti disastrosi, a distanza di 15 anni, sono noti a tutti, o meglio, sono vissuti quotidianamente dalle famiglie italiane alle prese con disoccupazione dilagante, potere d'acquisto dimezzato, aspettative future a tinte fosche.
Governi caratterizzati da una pressione fiscale in aumento (44,8 % nel 1997) che portò alcuni esponenti dell'opposizione e della satira a rappresentare alcuni ministri delle finanze e dell'economie come seguaci del Conte Vlad di Valacchia.
E poi come dimenticarci dei vari indulti, "svuota-carceri" emblemi dell'assoluta mancanza di capacità nell' affrontare la questione sicurezza.
La riforma della scuola e dell'università che hanno peggiorato la qualità della nostra istruzione.
Le "illusorie liberalizzazioni" in diversi settori che non hanno sortito alcun beneficio per i cittadini-utenti decretando, di fatto, la svendita di asset strategici alle multinazionali straniere.
Un deja-vu riproposto anche recentemente, da Renzi & C. con la sua maggioranza "stravagante" (PD con NCD con appoggio esterno di ALA, SVP, API ecc.) senza una minima ideologia comune, la cui storia e l' epilogo lo conosciamo bene.
Purtroppo l'Italia è proprio un Paese "gattopardesco" e le conseguenze di tale condotte politiche-governative vanno sempre a discapito dei cittadini-elettori, che hanno tuttavia il peccato "originale" di siglare con una croce certi simboli (nuovi o semi-nuovi, o vecchi) stampigliati sulla scheda elettorale.
 
Massimo Puricelli
Castellanza (VA)

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