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Politicamente scorretto
Reddito di cittadinanza? Meglio investire sui centri per l'impiego

Le feroci critiche che vengono elargite al provvedimento riguardante il reddito di cittadinanza, previsto dal contratto di governo Lega M5S nella parte della riforma dei centri dell'impiego, sono per certa parte condivisibili per l'esiguità dei fondi destinati alla loro riforma e potenziamento (circa 1 miliardo).

Decisamente una cifra minima per rivoluzionare l 'incontro tra domanda ed offerta, ma soprattutto per eliminare tutte le storture del mondo del lavoro di questi ultimi 25 anni.

Strano Paese, il nostro.

Disoccupazione sopra il 10 %, e le associazioni degli imprenditori denunciano da anni che non riescono a reperire lavoratori che sappiano svolgere determinate mansioni.

Il costo del lavoro (cuneo fiscale) viene considerato un salasso che incide pesantemente su nuove e maggiori assunzioni.

Si continua con le nenie affermando che le tasse, imposte, e balzelli vari costringono decine di aziende ad emigrare in Paesi europei o extra Ue per evitare di chiudere "bottega".

Mi fermo qua, ma i "cahiers de doleances" sono molto più cospicui e vengono reiteratamente recitati a guisa di vespri serotini.

Il Governo "del cambiamento" tacciato per irresponsabile e incapace dovrebbe agire decisamente nella direzione di una totale rivoluzione che non conceda più alibi ad imprenditori e lavoratori.

Non un miliardo di euro, ma tre, quattro, cinque e anche più miliardi destinati alla riforma dei centri impiego che dovranno diventare il centro principale dell'incontro di offerta e domanda unitamente ad una seria e vasta proposta di corsi di aggiornamento atti a riqualificare i lavoratori.

Corsi innovativi che rispondano alle esigenze dettate dalle nuove tecnologie e dai nuovi settori economici in via di sviluppo.

Miliardi reperibili a "danno" del reddito di cittadinanza, elemento distortivo e assistenziale.

Incentrando vere e reali domande e offerte nei centri impiego pubblici, si limiterebbe una "istituzione Italica" odiosa e nefasta come la raccomandazione che per coloro che amano il politicamente corretto definiscono "segnalazione".

Raccomandazione o segnalazione, come la si voglia definire, distrugge inevitabilmente una componente fondamentale quale la meritocrazia. Conseguenza logica e reale, bassa produttività, fuga di centinaia di migliaia di connazionali oltre confine, disoccupazione elevata.

Non solo.

Con una regolare "chiamata", il "lavoro nero " che pervade ogni settore economico lavorativo del nostro Paese (annoso male italico di cui tutti si indignano, ma che poi nessuno vuole realmente combattere) verrebbe limitato.

Di più.

Riqualificazione tramite seri e innovativi corsi di formazione si capirebbe quante e quali mansioni non vengono soddisfatte dall'offerta autoctona e vi sia la necessità di reperire forza lavoro allogena.

Si capirebbe se le doglianze di taluni imprenditori siano reali o sia scusanti per assumere lavoratori stranieri a bassa retribuzione che vivono una condizione di schiavitù senza diritti e sicurezza e senza alcun genere di rimostranze e rivendicazioni.

Si capirebbe che il costo del lavoro definito e ritenuto pesante che ostacola le assunzioni, soprattutto a tempo indeterminato, è minore rispetto la media UE. Secondo i dati Eurostat in Italia il costo orario di lavoro nell'anno 2017 è di poco superiore i 28 euro contro i 30, 3 della media europea e i 34, 1 della Germania e i 36 della Francia.

Si intuirebbe che le numerose delocalizzazioni, che io definisco selvagge e vili, anche da coloro che hanno percepito lauti incentivi statali nel corso degli anni, riguardano spesso realtà imprenditoriali con ottimi bilanci, fatturati e commesse, ma indotte per la bramosia di ottenere ulteriori e continui profitti personali dei vari membri dei consigli amministrazione, mai incerti nel mettere sul lastrico migliaia di famiglie che hanno contribuito alla loro prosperità e ricchezza.

L'esecutivo giallo-verde, sia più coraggioso, più "rivoluzionario", più sovranista, più populista, più nazionalista se vuole veramente far ripartire l'Italia.

E per far ripartire l'Italia occorre far ripartire il lavoro eliminando raccomandazioni, scusanti, furberie, corruzione, evasione, guadagni facili, creando una task-force che metta sotto osservazione il mondo della domanda e dell'offerta di lavoro, oltre ad implementare gli ispettorati del lavoro, altra lacuna italica.

Assunzione di ispettori del lavoro per controllare e sanzionare le numerose illegalità che ingrassano delinquenti e criminali celati sotto le mentite spoglie di "imprenditori".

Tolleranza zero, in stile Giuliani ex sindaco di New York.

"Ruspa e gru" per il mondo del lavoro.


Massimo Puricelli
Castellanza (VA)

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