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Politicamente scorretto
Stage e lavori utili ai "sedicenti profughi"
Profughi volontari puliscono le aree verdi di Milano

Emergenza, circostanza o eventualità imprevista.
Così il vocabolario definisce una situazione verso cui non si è preparati o consapevoli.
Esattamente il contrario rispetto al fenomeno migratorio, proveniente dalle coste del Nord Africa, che sta subendo il nostro Paese da oltre 4 anni.
Anzi, un immigrazione gestita e "programmata" con servizio "traghetto" effettuato dai mezzi della marina militare.
Mare Nostrum, Triton, Frontex, i nomi affibbiati a tale "servizio".
Negli ultimi 3 anni gli arrivi ammontano ad oltre 400 mila.
Cambiano i ministri degli Interni (da Alfano a Minniti), ma il metodo con cui il Governo italiano affronta la questione rimane inalterato.
Inalterato, perchè ispirato da una profonda ideologia globalista e mondialista, per cui frontiere, controlli, gestione dei flussi migratori sono ritenuti abomini.
Il tutto sotto l'egida delle Istituzioni Europee che perseguono la stessa "scuola di pensiero" .
E allora non può stupire quanto previsto dal nuovo piano immigrazione, elaborato dal ministro Minniti, che lo presenterà mercoledì 18 gennaio al Parlamento.
In sintesi; due mesi dopo la presentazione della domanda da parte dell'immigrato, verrà rilasciato dalle Prefetture un documento che certificherà le generalità fornite dai migranti richiedenti asilo (verranno definiti sedicenti profughi) che dovranno svolgere lavori socialmente o stage (per coloro che dichiarano di possedere un diploma, una laurea o una specializzazione) in attesa della risposta all' istanza.
Verranno fatte convenzioni con le aziende, e vi sarà la partecipazione degli enti locali (Comuni e Regioni) dove verranno approntati i CIE (Centri di identificazione ed espulsione) nei quali si verificheranno i requisiti per la concessione del nulla osta al diritto di asilo.
Intenzione del Governo verte su due binari: snellimento delle procedure di riconoscimento e integrazione per coloro che posseggono i titoli per rimanere nel nostro Paese.
In sostanza, si promettono maggiori controlli, velocizzazione delle procedure, ma il "traghettamento" della marina militare rimane in servizio permanente ed effettivo, con i relativi costi a carico dei contribuenti italiani (insieme al vitto e alloggio garantito agli oltre 400 mila immigrati sbarcati sulle nostre coste negli ultimi anni che ammonta ad oltre 4 miliardi di euro), a cui si aggiungono attività lavorative e di formazione.
E' evidente che i rappresentanti del Governo italiano e i loro "sovrintendenti" di stanza a Bruxelles, non siano consapevoli di quale grave situazione sociale sia in atto nel Vecchio Continente, oppure tali atti esecutivi siano il frutto di un progetto indirizzato alla schiavizzazione e alla sostituzione dei lavoratori-cittadini autoctoni.
Tanto per ridestare l'attenzione.
In Italia, secondo gli ultimi dati Istat, i disoccupati ammontano al 11,5 %, tra questi gli under 35 (disoccupazione giovanile) attorno il 36 % , per un totale di circa 3 milioni di persone, senza considerare i cosiddetti inattivi che si aggirano attorno i 13 milioni (35,1 %).
Ebbene per questi connazionali che, logicamente e chiaramente, non posseggono confortanti prospettive per i loro anni futuri, non si prevedono concrete offerte lavorative e formative, diversamente dei "sedicenti profughi" che, secondo il Governo, debbono (sottolineo, debbono) vedersi garantito un percorso intergrativo nella nostra società.
Morale, gli accoglienti e solidali rappresentanti governativi, non solo mantengono le consueti e disastrose misure e disposizioni che non arginano l'invasione immigratoria, istituendo, per fare alcuni esempi, centri di identificazione sulle coste magrebine, effettuando un duro e costante blocco navale nelle acque internazionali del Mediterraneo, prevedendo una serie di disincentivi atti ad impedire le partenze dalle nazioni subsahariane con programmi di sviluppo e controlli demografici, ma ne "incentivano" gli arrivi promettendo anche un'occupazione lavorativa e un' esperienza e una formazione tecnica finalizzata all'inserimento nel mercato del lavoro.
Si obietterà che tali provvedimenti concorrono all'aumento del PIL (del resto, ormai da qualche mese, rientrano nel computo del prodotto interno lordo anche attività illecite quali spaccio di stupefacenti, prostituzione, ecc.) e che il numero di coloro a cui si riconoscere lo status di profugo è un' esigua minoranza rispetto agli sbarchi.
Peccato, però, che il nostro "accogliente e solidale" Paese (solidale e accogliente con gli stranieri , meno con i suoi cittadini-contribuenti) preveda una triplice possibilità di protezione.
Oltre al diritto di asilo politico previsto dall'articolo 1 della Convenzione di Ginevra del 1951 per coloro che hanno subito o rischiano di subire persecuzioni per motivi di razza, religione o politiche, la nostra legislazione prevede la protezione umanitaria e sussidiaria.
La prima concede il permesso di soggiorno per coloro che pur non potendo dimostrare una persecuzione personale, si ritiene che possano subire un grave danno in caso di rimpatrio; la seconda, invece, pur mancando i requisiti per la protezione internazionale, la Commissione ad hoc ritenga che sussistano gravi motivi contrari alla Convenzione dei diritti dell'uomo.
E' lampante come così facendo, il numero delle protezioni e dei permessi aumenti notevolmente.
Domanda d'obbligo: gli stage e i lavori socialmente utili previsti dal Governo, a chi verranno garantiti ?
A tutti color che presentano una qualunque domanda di protezione oppure solamente a chi presenta richiesta di asilo internazionale ?
Qualunque sia la risposta, una elemento è certo e assodato.
Milioni di disoccupati italiani non riescono a trovare alcuna occupazione lavorativa.
Anzi molti "elemosinano" una possibilità lavorativa o formativa in azienda non ricevendo alcuna risposta.
Milioni di italiani svolgono mansioni lavorative retribuiti con milioni di vouchers (solo nei primi sette mesi del 2016 ne sono stati erogati 84,3 milioni) che occultano situazioni di lavoro nero.
Milioni di lavoratori italiani hanno contratti precari di pochi mesi.
Milioni di cittadini risultano occupati seppur lavorino anche solo un ora alla settimana.
Milioni di lavoratori italiani svolgono la stessa mansione lavorativa che presto verrà garantita anche ai "sedicenti profughi", con una retribuzione, però, che è pari alla metà del costo del vitto e alloggio previsto per il loro mantenimento nelle varie strutture disseminate nel nostro Paese (35 euro al giorno, circa 1000 euro al mese).
Tutti questi drammatici e sconfortanti dati, probabilmente, non sortiscono alcun allarme alla nostra classe dirigente "risiedente " a Palazzo Chigi o seduta sugli scranni della maggioranza politica di Montecitorio e di Palazzo Madama.
Forse non sono consapevoli del pericolo di una probabile sommossa popolare causata da "vere" ragioni umanitarie indigene legate al sostentamento, alle cure mediche, che la mancanza di occupazione reale (non i dati "drogati" dai contratti del jobs' act) creerà ineludibilmente.

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