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Prima serata
Ascolti tv: Cartabianca, un format che può crescere. Ma senza vip

Cartabianca, il programma condotto da Bianca Berlinguer ogni martedì sera su Rai Tre, è un buon format che, però, può migliorare con la messa a punto di alcuni suoi aspetti.

Gli  ascolti sono ultimamente  in crescita, anche se il competitor Di Martedì, capitanato da Giovanni Floris su La 7 (rete diretta dall’ex Rai Andrea Salerno), ha quasi sempre la meglio nel confronto diretto.

Ma proprio la case history di Floris dovrebbe suggerire a chi compone i palinsesti che - anche se  siamo nell’era sociale e del consumo veloce dei media - i fruitori continui della tv generalista non sono giovanissimi e digitali  e hanno bisogno di tempo per affezionarsi a un programma che può anche sopportare qualche messa a punto.

Mi spiego: quando agli inizi degli anni 2000 l’ inviato da Radio Rai negli Usa  mosse i primi passi in qualità di conduttore tv, Ballarò partì   con uno share non particolarmente esaltante. Ma la perseveranza dell’allora direttore di Rai Tre Paolo Ruffini (oggi a capo della tv dei vescovi)  fece crescere il neonato talk apportando miglioramenti al contenitore.  E, ça va sans dire, giocò un ruolo anche l’indubbio   talento del giovane Floris,  che trasformò  il suo spazio, di li a qualche anno,   in  uno dei brand televisivi di maggior successo dell’era berlusconiana e neo renziana .

Tradotto: Cartabianca, intesa nella versione di prima serata, ha sicuramente potenzialità. I limiti da superare, a mio modesto avviso,  sono  riconducibili ad  alcune scelte narrative. Intanto, è un format  troppo studio-centrico. È vero che il periodo storico che stiamo vivendo non è più quello delle piazze agitate di Samarcanda, ma conchiudere la lettura di fenomeni politico-sociali come quello grillino e quello leghista - due “prodotti dei territori”, come rammenta la stessa padrona di casa - in una lettura circoscritta per lo più alle logiche di ‘palazzo’, è televisivamente riduttivo.  

Sembra quasi che, a volte, il desiderio inconscio degli autori sia quello di esorcizzare questi fenomeni, contenendoli in una logica linguistica a tutti i costi iperpolitica  e tradizionale. Ovvio che l’autorevolezza di una Berlinguer si materializza anche attraverso la gestione ispida dei faccia a faccia, dove  chi intervista gioca in casa mentre gli intervistati – come il caso di Danilo Toninelli dei M5S ieri sera – faticano a individuare il proprio habitat naturale nell’istituzionalità del contesto, e quindi offrendo spesso al pubblico lo spettacolo plastico del proprio disagio.

Inoltre gli inviati, alcuni molto bravi come Vittorio Romano (che si è fatto le ossa nella TGR Calabria distinguendosi per i suoi puntuali pezzi su sanguinari clan della ‘Ndrangheta  come i De Stefano e i Piromalli), potrebbero rendere molto di più se portati a contatto con una società in continua trasformazione piuttosto che obbligati dalle esigenze di scaletta  a contenere i loro racconti in pochi minuti.

Un altro aspetto su cui riflettere è la sfilata delle celebrities cinematografiche e televisive. Intendiamoci, parliamo talvolta di pesi massimi che non si vedono spesso in tv salvo quando devono promuovere qualcosa. Ma l’idea di fondo dal sapore tardo-mielista (inteso come una filosofia dell’informazione che contamina l’alto col popolare,  al fine di rendere più commestibile la politica) veniva usata dal Corriere della Sera tanti lustri fa solo quando il vip intervistato  aveva veramente qualcosa da dire su un determinato tema ‘alto’ . Ecco, la sensazione è che molte di queste star, pur intelligenti, attente all’attualità e spesso politicizzate, alla fine si espongano poco,  nonostante Bianca li incalzi con determinazione, venendo così meno alla loro funzione didascalica.

 IL POPOLO DI BIANCA E’ INTERESSATO AI VIP? / L’ANALISI

Forse chi ha scelto qualche innesto di spicchi di infotainment nell’edizione serale di Cartabianca si è fatto ingannare dai dati. Come osserva il super esperto Anthony Cardamone, head of research  del colosso pubblicitario Omnicom Media Group  che in collaborazione con la Klaus Davi and company monitora gli ascolti televisivi: “L’audience del programma di Berlinguer  è prevalentemente femminile (57%) e over 65 anni (54%); su questo cluster di età il programma raggiunge il 7% di share media. Circa il 13% dell’audience è in possesso di un titolo di studio alto (laurea): sui laureati ottiene in media il 5,3% di share. Le regioni in cui il programma ottiene risultati di  share superiori alla media: Sardegna (5,8%), Friuli (5,7%), Toscana (5%), Umbria (5%), Emilia Romagna (4,8%), Calabria (4,8%), Lazio (4,5%). Sotto la media Sicilia (3,2%), Campania (3,4%), Piemonte (3,4%), Puglia (3,4%), Lombardia (3,7%). Dividendo per macro  aree geografiche: il programma è meno seguito in media nelle regioni del Sud (share media 3,6%) e più seguito Centro  (5% share media).”

Tradotto  chi guarda Bianca è piuttosto grande e colto -quindi esigente – nonché tendenzialmente meridionale.  Una maggiore attenzione alle esigenze di quel target  (ricordiamo che  che il sud ha azzoppato se non annichilito  le velleità di riconferma governative dei Dem ) potrebbe avere qualche effetto positivo sull’audience.

 

Spigolature

Rai Uno, guidata da Angelo Teodoli un tecnico dei palinsesti, ieri contro il GF a conduzione Barbara d’Urso,  si è difesa bene. La fiction “Questo nostro amore 80” ha ottenuto il 15,5% di share, con un’audience di 3,7 milioni. Quando si dice il mestiere...

Un posto al sole, fiction in onda su Rai Tre diretta da Stefano Colella, continua a poter contare su un seguito robusto di fan totalizzando 1.722.000, spettatori e il 6,71%. Lo stesso non si può dire dell’  Ispettore Barnaby che su La 7   fa  231.000 spettatori con uno share dell’1.64.

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