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Prima serata
Paola Ferrari e l'identità di Rai Sport: ciclone per il giornalismo sportivo

Paola Ferrari ha scompigliato numerosi luoghi comuni che affollano l'immaginario del giornalismo sportivo, distruggendoli speriamo per sempre. Il primo, il più importante nell’èra della molestia facile e delle figure femminili ammiccanti, consiste nella convinzione che si debba avere vent'anni e indossare una minigonna ascellare per farsi apprezzare dal si presume super allupato pubblico maschile dei talk calcistici. Il secondo è che in fondo il contesto del giornalismo sportivo, per lo più in Rai, sia dominato da giornalisti di destra che male si conciliano con la verve di una donna baldanzosamente indipendente, ricca, che ha deciso di lavorare animata solo dalla passione per il proprio lavoro, con una posizione conquistata, partendo dal basso. Ha smentito anche un terzo luogo comune, forse più tecnico, e cioè che la vetrina della Domenica Sportiva sia 'la' passerella per eccellenza della narrazione dello sport, relegando i programmi del pomeriggio a momenti di cronaca accademica (o di risse in alcuni casi, ricordiamo le conduzioni di Enrico Varriale personalistiche e un tantino sopra le righe) in fondo solamente funzionali per lo più a sfruttare al meglio i diritti televisivi, o poco più.

Con lei e grazie anche alla presenza di validi ed efficaci santoni dell’opinionismo calcistico come Mario Sconcerti e collaboratori preparati come Alberto Rimedio, 90° Minuto è diventato il luogo dell'ermeneutica calcistica per eccellenza.

PAOLA FERRARI 3
 

Come è stato possibile? Azzardiamo: con la pazienza certosina propria di un animo tipicamente lombardo, Paola Ferrari, insieme a Rai Sport, ha ricostruito da zero la credibilità di un format agile, moderno e dinamico, lasciando poco spazio alle appendici del “biscardismo” decadente e puntando su un dibattito sobrio e competente. Il punto di vista femminile della padrona di casa non è entrato in conflitto con le ritualità tribali tipiche dell’asfittico microcosmo calciofilo, anzi, per certi aspetti ne ha smontato i meccanismi involutivi e autoreferenziali. L’attenzione al pubblico (crescente) delle donne arriva sempre con la domanda assestata al momento giusto che presuppone il match non solo come un terreno ipertestosteronico di guerra fra galli, ma anche un inevitabile luogo di confronto – scontro psicologico, culturale ed emotivo dove a volte perfino l’eroe più forte può uscire sconfitto, sbroccare, lasciarsi andare alle legittime emozioni.

Il successo di 90° si spiega anche così. Senza contare che la conduttrice è stata per anni oggetto di critiche completamente avulse dalle sue capacità professionali, secondo una tipica Weltanschauung fascistoide in base alla quale una donna non è mai brava quanto un uomo e se lo è diventata è solo grazie alle raccomandazioni, al fisico o ad altri meriti certamente non di fattura intellettuale. È stata ed è un bersaglio ma questa condizione le ha procurato un’alleanza di genere con l'attento target femminile che queste piccinerie mentali le conosce bene e dalle quali ha imparato a difendersi facendo idealmente branco.

Zitta zitta, puntata dopo puntata, la nostra ha riguadagnato prestigio, credibilità e slancio per una trasmissione che, essendo collocata nella fascia in cui il trash pomeridiano domenicale da il meglio di se, rischiava di eclissarsi per sempre.

A guadagnarci è stata la testata Rai Sport, diretta da Gabriele Romagnoli, e chissà che anche altre reti in Rai non facciano tesoro di questo piccolo benchmark.

 

PAOLA FERRARI 2
 

90° MINUTO, SUCCESSO TRASVERSALE PREMIATO DAGLI ASCOLTI

 

90° Minuto, in onda la domenica pomeriggio su Rai Due (diretta da Andrea Fabiano), nella stagione in corso (vale a dire dal 10 settembre 2017 al 6 maggio 2018) sta tenendo una media di 1.256.000 spettatori, con lo share fisso al 7,7%. Rispetto al periodo omologo della scorsa stagione abbiamo un +7% di spettatori e +0,2 punti percentuale di share.

90° è preferito da un profilo maschile (64%) ma le donne sono comunque in crescita. La fascia d’età più affine è quella over 55 anni (9% share circa).

Seguito trasversale a livello territoriale: le regioni in cui il programma è più popolare sono la Sardegna (12%), la Calabria(10%), il Piemonte (8,4%) e la Campania (8,4%) mentre cala leggermente in Lazio (6%), Veneto, Emilia, Sicilia (7%). Infine, l’indice di scolarità tra il pubblico affezionato alla storica trasmissione Rai è medio – alto, visto che sui laureati totalizza in media l’8% di share, un valore sopra la media. Lo rivela l'analisi a cura di Anthony Cardamone, a capo del dipartimento ricerche di Omnicom Media Group, in collaborazione con l'agenzia Klaus Davi & Company.

 

Spigolature

 

Bene l’informazione mattutina di Rai Tre (rete diretta da Stefano Coletta): ieri infatti Agorà, il talk di approfondimento condotto da Serena Bortone dalle 8 alle 10, ha convinto 525.000 spettatori con il 10% di share; a seguire, il TG3 Speciale, in onda dalle 10 alle 12.45, ha tenuto davanti allo schermo 505.000 spettatori (share del 7,5%).

 

Altra maratona politica, a tema consultazioni per il governo, è stata quella di Enrico Mentana che su La 7 (diretta da Andrea Salerno) ieri dalle 16.31 alle 19.55 con il TGLA7 Speciale ha informato 626.000 spettatori (share del 5%)

 

Buone performance di alcuni canali del digitale terrestre, con risultati superiori all’1,5% di share: su Real Time La clinica per rinascere ha raggiunto l’1,7% con 462 mila spettatori; a seguire Vite al limite ha totalizzato un’audience di 497 mila, con una media del 2,4% di share. Rai Movie ha fatto segnare il 2% grazie al film “L’albero degli zoccoli” (1978) visto da 443 mila spettatori. Su Rai 4 “Prometheus”(2012) ha ottenuto l’1,7% di share con 432 mila spettatori. Oltre 431 mila individui hanno seguito su Mediaset 20 il film “Robin Hood” (share 1,8%).

 

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