Serena Bortone, la ‘docile tigre’ che ha reso commestibili le morning news
Da settembre 2017 "Agorà" è interamente nelle sua mani e la conduttrice romana ha subito impresso il proprio timbro
di Klaus Davi
Invece di scannarsi per le prime serate, i big della politica dovrebbero farlo per le morning news. Motivo? Il bacino d’utenza della fascia mattutina è tra i più articolati (e pregiati) dei segmenti televisivi. Guardiamo “Agorà”, in onda dal lunedì al venerdì alle 8.00: nella prima mezz'ora a seguirlo è la classe dirigente, di fascia economica medio-alta e con un buon livello d’istruzione; con l’incedere della puntata, poi, il bacino subisce una trasformazione e si allarga lambendo un target più pop e attento ai messaggi destinati alla cosiddetta pancia.
Non è un caso che Rai Tre in questi spazi abbia collocato in passato format più leggeri come “Cominciamo bene” – in onda dal 1999 al 2012 – e i suoi spin-off, come quello condotto da Licia Colò dal 2003 al 2009 dedicato al regno animale. Poi, forse un po’ spinti dagli alti ascolti di “Uno Mattina” e un po’ dall’esigenza di rendere più autorevole la rete in quel frangente, il marketing Rai e l’allora direttore dell’emittente, Antonio Di Bella, diedero vita ad “Agorà”. La conduzione fu affidata inizialmente ad Andrea Vianello che, nominato direttore di Rai Tre nel2013, ha ceduto lo scettro a Gerardo Greco, affidando a Serena Bortone la guida delle versione estiva del programma.
Da settembre dello scorso anno, però, anche la parte invernale è in mano a Serena, risorsa Rai arrivata a un’importante sfida dopo anni di gavetta. In seguito a esperienze iniziali presso tv private anche affermate come Stream, è proprio in Rai che Serena ha completato il suo percorso, prendendo parte a programmi - in ruoli differenziati - come “Alla ricerca dell’Arca”, “Avanzi” e “Mi manda Raitre”, per poi debuttare - inizialmente come inviata ed autrice - nella trasmissione che attualmente conduce, “Agorà”. La Bortone e’ sempre stata attenta alla politica italiana ma non solo, tant’è che tra il 2012 e il 2014 seguì come inviata alcune tappe fondamentali della politica internazionale quali le elezioni in Francia e negli Stati Uniti.
Foto LaPresse
Da settembre 2017, quindi, “Agorà” è interamente nelle sue mani e la conduttrice romana ha subito impresso il proprio timbro. Cerchiamo di capire come. Questo è il Leit Motiv seguito dal format, che però può essere soggetto a variazioni: la conduttrice apre la puntata con una breve sintesi dei fatti del giorno (in stile tg) che di rado oltrepassa i 90 secondi, con un linguaggio semplice, lineare, diretto e che arriva al dunque. Chi usa termini tecnici viene subito messo al suo posto. Spesso una prima – breve – infarinatura di politica mediata attraverso un’iniziale discussione in studio viene inframezzata da servizi tratti da programmi andati in onda la sera precedente, utili a scaldare il dibattito. Gli RVM – quando non strettamente legati a fatti politici - ripropongono talvolta pieces di comici come Crozza e Littizzetto, i quali hanno lo scopo di colorire con umorismo quanto emerso il giorno prima dall’agenda politica.
La squadra degli inviati è composta, tra gli altri, da nomi come Irene Benassi ed Enzo Miglino, totalmente allenati a rispettare i ritmi e i rapidi claims imposti dalla conduttrice: i collegamenti sono asciutti; dai toni mai drammatizzanti, prediligendo uno stile di analisi puntuto e, quando necessario, un tantino irriverente. Non mancano vere e proprie inchieste di buona fattura, con lo scopo di costringere i politici in studio a misurarsi con le esigenze sociali.
In studio la conduttrice interpreta il ruolo di una docile tigre che azzanna l’ospite quando si compiace nel linguaggio algoritmico e politichese, al fine di riportarlo a terra. E non importa se l’interlocutore sia più o meno importante o autorevole. È accaduto con tanti politici, di recente l’esponente di punta del PD Matteo Colaninno è stato benevolmente interrotto con diversi «scusi, non ho capito» che, tradotti, stanno per «a casa non hanno capito, si spieghi meglio». E, bisogna dire, che i politici recepiscono lo stimolo dialettico senza poi ribellarsi più di tanto.
Il risultato è un cocktail riuscito che fa convivere la tradizione di una rete ‘impegnata’ con i linguaggi e i fenomeni politici legati alle tendenze più moderne. Utili in tal senso si rivelano Senio Bonini al moviolone e Marco Carrara ai social: due lucide finestre su un racconto alternativo della realtà.
Amante del confronto anche aspro ma nemica delle sovrapposizioni in studio, Serena tira le orecchie a chiunque sgarri. Il suo mantra è “mettere in discussione tutto ed esercitare il pensiero critico; imporre il rispetto reciproco a cominciare da un codice di rispetto in primis linguistico, con un’attenzione particolare verso chi è portatore sano di diversità”.
Teorica della disobbedienza civile, Serena Bortone è una grande conoscitrice di Don Milani, come ha rivelato lei stessa a Famiglia Cristiana, indicando come snodo fondamentale della sua vita i suoi scritti «che mia mamma mi faceva leggere da bambina». La ricetta sembra funzionare e la nostra ormai è pronta per un balzo in prime time.
Stagione d’oro per gli ascolti di Agorà
La trasmissione è in onda su Rai 3 ogni mattina dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 10 circa. A partire da settembre 2017 la trasmissione ha ottenuto fino ad oggi un’audience media di 434 mila spettatori e il 7,7% di share. Negli ultimi tre mesi (considerando quindi solo l’audience dei mesi di marzo, aprile, maggio e dei primi giorni di giugno 2018) la media di ascolto della trasmissione è salita a circa 509 mila spettatori e 8,9% di share, cavalcando molto bene l’ondata di scossoni politici dell’ultimo periodo.
Il pubblico di Agorà è leggermente più femminile (in media il 53% del totale) e collocato in una fascia d’età matura (circa l’85% dell’audience ha più di 55 anni e il 65% più di 65; gli under 45 sono in media appena il 7% del totale): sul target degli over 65 la trasmissione ottiene circa l’11% di share.
Il target in possesso di un titolo di studio alto (laurea) è maggiormente affine al programma e segna in media il 10% di share, così come gli appartenenti alle classi socio-economiche medio alte.
A livello territoriale Agorà risulta più seguito nelle regioni del Centro Italia: in Toscana, Sardegna e Lazio realizza mediamente il 10% di share; sotto la media le regioni del Sud, con Sicilia, Puglie e Campania al di sotto del 6%; sotto la media anche la Lombardia (6,8% di share). Lo rivela l’analisi a cura di Anthony Cardamone, a capo del dipartimento ricerche di Omnicom Media Group, in collaborazione con l’agenzia Klaus Davi & Company.
SPIGOLATURE
Il prime time è stato dominato dalla sfida nazional-popolare tra Rai Uno (rete di Angelo Teodoli) e Canale 5 (emittente diretta da Giancarlo Scheri): il primo canale della tv di Stato ha trasmesso l’amichevole della Nazionale italiana contro l’Olanda, raggiungendo il 24,2% di share grazie a poco più di 6 milioni di spettatori, mentre la rete ammiraglia di Mediaset ha mandato in onda la puntata finale del Grande Fratello 15 condotto da Barbara D’Urso, registrando il 23,6% di share e 3,8 milioni di telespettatori.
Si mantengono sui loro standard “Omnibus” e “Coffee Break” su La7, rete diretta da Andrea Salerno: i due programmi d’informazione mattutina segnano rispettivamente il 5,3 e il 5,57% di share.
Continua a crescere “Stasera Italia” su Rete 4 (emittente sotto la guida di Sebastiano Lombardi): in access prime time, la trasmissione condotta il lunedì da Giuseppe Brindisi e Veronica Gentili segna il 4,91% di share e 1.131.000 telespettatori nella prima parte, mentre nella seconda ha intrattenuto 1.216.000 spettatori con il 4,85% di share.
Ottimi risultati per Rainews 24 di Antonio Di Bella che, in un momento così importante per la politica italiana, ha visto il proprio “Telegram” ottenere l’1,7% di share e 181.000 spettatori. E, a proposito dell’importanza dei social per la rete di Di Bella, la diretta facebook del giuramento del nuovo Governo Conte sulla pagina di Rainews24 ha avuto ben 44.500 contatti e 20.000 visualizzazioni uniche.
Tra i canali non generalisti si segnalano la performance di Rai 4 e Rai Premium, emittenti digitali più viste della prima serata grazie rispettivamente ai film “Lo chiamavano Jeeg Robot” (486 mila spettatori, share 2,1%) e “Nozze romane” (481 mila spettatori, share 2,0%).