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Economia
Borsa, fa capolino l'Italexit. Il banchiere: "Alle urne sarà euro sì-euro"

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Nessuno degli investitori che operano su Piazza Affari lo dice a cuor leggero. Il confronto sull’Italexit, ovvero l’uscita del nostro Paese dall’area della moneta unica, è solo rimandato. E così si preme il tasto delle vendite sui titoli bancari della Borsa di Milano. La seduta di oggi registra l’ennesimo bagno di sangue per l’indice settoriale FTSE-Italia Banche (gli osservatori parlano di “bear market” ossia il mercato orso, con pesanti vendite ripetute nel tempo) che alle quotazioni di venerdì in un mese aveva lasciato sul terreno il 18,99%, in scia alla corsa dello spread e ai timori per le politiche del governo Lega-M5s. Nel frattempo oggi il Ftse All Share, l'indice che rappresenta tutti i titoli del listino milanese, ha ceduto l'1,88%. La Borsa ha bruciato così 12 miliardi di euro, portando a circa 63 miliardi il saldo della capitalizzazione andata in fumo in dieci sedute, da quando lo scorso 15 maggio i mercati hanno iniziato ad entrare in fibrillazione per la situazione politica italiana.

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Pesanti, con sospensioni e cali di oltre il 5%, i titoli di Bper, Banco Bpm, Mediobanca e UniCredit. Crolli anche per gli attori del risparmio gestito come Banca Generali, Finecobank e Poste (-3,3%). Vicino al 4% il calo di Intesa, il più grande istituto di credito italiano per market-cap e presenza sul territorio. “C’è grande tensione sui titoli bancari, perché dopo quant’è successo in ambito politico, c’è una preoccupazione che alcune forze politiche che vogliono uscire dall’euro, possano influire sul futuro del Paese”, spiega un banchiere di primo piano ad Affaritaliani.it che però preferisce rimanere anonimo.

“Quello che è successo ieri al Quirinale - prosegue - ha evitato che nel brevissimo possa esserci una deriva di quel tipo, ma c’è la preoccupazione di fondo che le prossime elezioni possano essere una sorta di referendum pro o contro l’euro”. Visione a cui fa eco quella degli analisti finanziari interpellati dal Financial Times sugli ultimi sviluppi della politica tricolore, a testimonianza del fatto che le mosse di Sergio Mattarella sono state azzeccate: anche dopo l'ultima intervista del garante del M5S Beppe Grillo, i mercati ormai percepiscono come l’appartenenza all’Eurozona dell'Italia sia entrata a gamba tesa e come un’ombra nel dibattito politico italiano. Ombra che un Ministero dell’Economia, garante di 2.300 miliardi di debito pubblico (400 da rinnovare ogni anno), a guida Paolo Savona avrebbe fatto difficoltà a togliersi di dosso.

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“La formazione di un nuovo Governo euroscettico è solo rinviata”, sentenziano infatti gli analisti citati dal quotidiano finanziario della City. Per Ralph Solveen, economista di Commerzbank, è troppo presto per "dare il ‘fine-allarme'" con l’arrivo di Cottarelli a Palazzo Chigi per gestire gli affari correnti e traghettare il Paese alle urne. Gli sviluppi in Italia, aggiunge Solveen, "probabilmente terranno i mercati finanziari sulle spine”, perché "la formazione di un nuovo Governo che abbia una disposizione conflittuale nei confronti della Ue e disprezzi le sue regole è solo rinviata". Per questo, il calo dello spread sui bond italiani (visto nelle prime fasi della seduta, ndr) "probabilmente non sarà sostenibile”.

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In Italia c'è il rischio di nuove elezioni dopo l'estate e "il grande punto interrogativo è se la Lega andrà a queste nuove elezioni assieme al Movimento 5 Stelle, una cosa che il leader del Carroccio Matteo Salvini ha definito una ‘possibilità’", scrivono gli analisti di Mediobanca Securities nell'analizzare i nuovi sviluppi della situazione politica italiana. Dopo lo stop al Governo Conte, Cottarelli per formare un nuovo Governo, dovrà discutere con tutti i partiti e ottenere il sostegno dalla Lega e dal M5S, "il che pare difficile a questo stadio". Per questo, avanza lo scenario di nuove elezioni, che per Intermonte “rischierebbe di conferire una forte maggioranza ai partiti anti-establishment”. E dunque con vene euroscettiche.

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Non solo. Il problema è anche la spesa e la sostenibilità del debito, su cui ha acceso i riflettori il programma inserito nel contratto di governo gialloverde, ormai naufragato. “I mercati, per definizione apolitici, non guardano tanto la politica domestica, ma guardano a come girano i numeri”, spiega infatti Federico Ghizzoni, presidente di Rothschild Italia ed ex Ceo di uniCredit, durante l'inaugurazione della nuova sede di Prelios a Milano.

Qualsiasi governo futuro dipenderà da che soluzione troverà su entrate e uscite”, aggiunge il banchiere piacentino. “I mercati guarderanno a questo tipo di aspetti, non a problemi, politica e riforme interni. Guarderanno alla sostenibilità dei programmi del nuovo Governo", ha precisato. Per questo non sembra essere - chiosa Ghizzoni - il nome dell'economista anti-euro Paolo Savona ad avere spaventato i mercati. "Non so se fossero particolarmente nervosi sul nome specifico. Di nuovo non è un problema di persone, ma di chiarezza dei programmi, giusto o sbagliato che sia. Già il parlare euro sì o euro no, Europa sì o no, anche se era stato detto che non era in discussione, ha creato incertezza. I mercati aspettavano chiarezza su questo punto", ha concluso Ghizzoni.

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