Cronache

Aquarius, medico MSF a bordo: da Italia politica inumana, indegna

 

Valencia, (askanews) - Una politica "disumana, indegna" quella messa in atto dall'Italia di respingere i migranti a bordo della nave Aquarius. Parla Aloys Vimard, project coordinator di Medici Senza Frontiere, a capo dell'équipe medica sull'Aquarius:"La decisione dell'Italia rappresenta il livello della politica europea. Sfortunatamente è un passo in più di una politica disumana, indegna e che non dà priorità alla sicurezza e alla dignità delle persone vulnerabili che hanno bisogno di protezione".Aloys racconta l'esperienza vissuta in mare, con tante difficoltà e sofferenze: "È stato un viaggio estremamente complicato. Non era previsto di trovarci in queste condizioni, secondo la legge queste condizioni non possono esistere. Le leggi sono chiare: siamo rimasti sorpresi del fatto che le autorità italiane ci abbiano lasciata la responsabilità di un salvataggio; abbiano trasferito 400 persone a bordo e poi abbiano deciso di lasciarci in attesa, di lasciare 630 vite in attesa di raggiungere un posto sicuro dopo aver vissuto in condizioni estremamente difficili, prima in Libia e poi in mare. Questa gente ha passato 18 ore in mare, è stato un salvataggio critico. Quaranta persone sono cadute in mare. Sono stati dei momenti difficili per tutti"."Ci siamo trovati su questa imbarcazione sovraccarica, con 630 persone a bordo, in condizioni inaccettabili, disumane. Noi siamo una nave di soccorso. È previsto che restino qui due o tre giorni, ma non più. Non avevamo abbastanza cibo, il livello sanitario era limitato. È stato difficile garantire la sicurezza di tutte queste persone in queste condizioni".Tanti i momenti difficili. "Purtroppo delle persone hanno perso la vita durante le operazioni di soccorso. È stato un momento drammatico. È stato difficile spiegare agli altri cosa era successo. Abbiamo potuto capire bene solo dopo qualche giorno, raccogliendo le testimonianze. La gente andava a cercare dappertutto i loro cari, nella speranza di trovarli. Noi non riuscivamo a trovarli. Abbiamo dovuto spiegare loro che alcune persone avevano perso la vita. Era il nostro ruolo quello di dare delle risposte chiare senza lasciarli nella falsa speranza di ritrovare un giorno i loro cari".