Cronache

Maffei, con il digitale si parla sempre meno. Ma l'uomo è parola

 

Roma, (askanews) - "Che sarebbe l'uomo senza le parole?". Con questo interrogativo il neurobiologo Lamberto Maffei chiude il suo ultimo saggio "Elogio della parola", edito da Il Mulino. Presidente emerito dell'Accademia nazionale dei Lincei, già direttore dell'Istituto di neuroscienze del Cnr, professore emerito di Neurobiologia alla Scuola Normale di Pisa, ideatore del protocollo "Train The brain" per rallentare l'invecchiamento cerebrale, Lamberto Maffei nel suo libro affronta la crisi della parola, della comunicazione verbale con la perdita del calore tutto umano che la accompagna, sempre più spesso soppiantata dalla comunicazione silenziosa e solitaria veicolata da pc e smartphone. Una crisi che rischia di avere ripercussioni anche gravi, soprattutto tra i ragazzi, come sottolinea il neuroscienziato:"Ho sentito l'esigenza di scrivere questo libro perché la parola è veramente in disuso, la gente non parla più: invece di trasmettere con l'organo di cui siamo dotati, trasmette soprattutto strumentalmente, con i telefonini, i computer ecc.. E questa non è una comunicazione uguale. La comunicazione strumentale è più fredda, diciamo fuori dell'umano, non c'è la trasmissione affettiva. E questa perdita della trasmissione affettiva, secondo me, è molto grave. Nei giovani si osserva che questa perdita della comunicazione verbale porta a comportamenti anche gravi. Ce ne sono 100mila in Italia, 2 milioni in Giappone che non solo non parlano più ma stanno chiusi in una stanza tutto il giorno parlando con persone lontane. Ma toccano lo schermo, non gli danno la mano".Cosa si può fare per cercare di riavvicinare i giovani alla parola? "Non si può che ricorrere alla scuola.Noi ce ne occupiamo un po' con la Fondazione dei Lincei che fa aggiornamento degli insegnanti quasi in tutta Italia. Con la parola si può fare molto anche nella scienza ma soprattutto nelle materie umanistiche che possono diventare divertimento, favola. Ci sono gli scimmioni che sono come noi: saltano sugli alberi - noi non sappiamo farlo - ma non parlano. È l'unica differenza che abbiamo. Allora - conclude Maffei - questo ritorno al non parlare fa un po' paura".