Cronache

Napoli, morte di Fortuna Loffredo: si indaga su tre fronti

 

Napoli (askanews) - La tensione si mastica al parco verde di Caivano, alle porte di Napoli, il complesso già ribattezzato "il parco dell'orrore" dove viveva Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni vittima di violenze sessuali e uccisa il 24 giugno 2014, dopo un volo dall'ottavo piano.L'uomo accusato degli abusi e dell'omicidio, il 43enne Raimondo Caputo, arrestato a fine aprile, è in cella singola nel carcere napoletano di Poggioreale, isolato dopo essere stato malmenato da altri detenuti.Lo spettro delle indagini che puntano a fare luce sulla morte della piccola, intanto, si allarga. L'inchiesta punta la lente anche su chi potrebbe sapere ma non parla, coprendo il presunto assassino; suoi familiari e ma anche altri presunti pedofili. Perché il sospetto resta quello che tra le case del Parco verde esista un vero e proprio giro di pedofilia che avrebbe come vittime i piccoli residenti della zona.Non è un caso, infatti che l'avvocato Angelo Pisani, uno dei legali della famiglia Loffredo, ha chiesto la riesumazione del corpo di Antonio Giglio, il bimbo di 3 anni morto il 27 aprile 2013 in circostanze molto simili a quelle di Fortuna, volando giù dal settimo piano dello stesso palazzo da cui è stata lanciata la bambina. Antonio era il fratello dell amica del cuore di Fortuna, a casa della quale la ragazzina si era recata pochi minuti prima di essere uccisa. Una coincidenza che alla luce del recente arresto spinge a rivedere anche il caso di Antonio.Il piccolo, infatti, era il figlio di Marianna Fabozzi, la donna agli arresti domiciliari per aver taciuto gli abusi che il compagno Raimondo Caputo avrebbe commesso sulla loro figlioletta di 3 anni. Caputo, per questa accusa, era già in carcere, dove è stato raggiunto dall'accusa di aver violentato e ucciso anche Fortuna.Lui si difende e nega ogni cosa. Ma resta al centro dell'indagine che vuole far luce anche sul silenzio omertoso e complice che negli ultimi anni ha avvolto gli abusi al Parco Verde di Caivano nonché su una serie di intercettazioni di frasi equivoche e commenti tra i membri della famiglia che si consultavano per concordare una versione comune sulla morte della piccola da fornire ai carabinieri.