Milano, 3 lug. (askanews) - La scarcerazione di Carola Rackete da parte del Gip di Agrigento Alessandra Vella che non ne ha convalidato l'arresto, ha fatto gridare allo scandalo il ministro Salvini e una parte del Paese che avrebbe voluto il capitano della Sea Watch 3 in carcere.Ripercorrendo i punti salienti dell'ordinanza del giudice, però si capisce perché il Gip è arrivata a queste conclusioni.Punto primo: le normative internazionali prevalgono rispetto all'ordinamento nazionale dei singoli Paesi.L'art.98 della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti del mare stabilisce che il comandante di una nave ha l'obbligo - penalmente sanzionato - di "prestare soccorso a chiunque sia in condizioni di pericolo" e di procedere "velocemente al soccorso". L'art. 18, inoltre, autorizza per le navi straniere il passaggio o l'ancoraggio in acque territoriali se necessario a prestare soccorso alle persone in pericolo.Per la Gip, dunque, Carola Rackete ha agito nell'adempimento del suo dovere, nonostante la normativa nazionale, in particolare il decreto sicurezza bis vietasse, pena una semplice sanzione pecuniaria, l'ingresso in Italia alla nave.Punto due, porti sicuri.Per la Convenzione di Amburgo del 1979, "l'obbligo del soccorso non si esaurisce con la presa a bordo ma con la conduzione dei naufraghi in un porto sicuro". Nè la Libia né la Tunisia sono considerati "porti sicuri".Punto tre, Stato di necessità.Le condizioni dei migranti peggioravano di giorno in giorno e anche i medici di bordo avevano espresso il timore che la situazione potesse "esplodere da un momento all'altro".Punto 4, resistenza a nave da Guerra.Per la sentenza 35 del 2000 della corte Costituzionale, le unità navali della Guardia di Finanza sono considerate "navi da guerra" solo "quando operano fuori dalle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non vi sia un autorità consolare": circostanze non sussistenti in questo caso.Resta il problema dell'urto con la motovedetta; reato che - spiega la Gip - deve ritenersi "scriminato ai sensi dell'art 51 del codice penale, per avere l'indagata agito in adempimento di un dovere".Quindi Carola Rackete è libera perché ha agito legittimamente ma resta a disposizione della magistratura perché deve rispondere anche dell'ipotesi di reato di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina".