Culture

Barbareschi: "Roma è marcia, l'Eliseo ora rischia la chiusura"

 

Roma, (askanews) - Nella conferenza stampa organizzata per presentare l'Anatra all'Arancia, il direttore dell'Eliseo Luca Barbareschi ha denunciato la grave situazione economica in cui si trova il teatro romano, che sta aspettando le sovvenzioni promesse da Mibact, Regione e assessorato alla cultura di Roma Capitale. La struttura, "chiusa", costa 4 milioni di euro. Tra tecnici, maschere, dipendenti di bar e ristorante, e "l'inspiegabile" numero di 5 pompieri, le spese sono divenute insostenibili. Secondo l'attore e produttore, il Mibact non avrebbe tenuto fede a un accordo fatto nel 2014, quando Barbareschi ha preso la guida del teatro, che nel 2018 compirà 100 anni. Da allora Barbareschi ha investito 5 milioni di euro."Ora l'Eliseo non può ricevere 470.000 euro all'anno, tra l'altro con due anni di ritardo, e dall'assessore all'innovazione al rinnovamento mentale (Luca) Bergamo 90.000 euro che peraltro ancora oggi credo non siano arrivati li stiamo aspettando, parliamo del 2015. Zingaretti è venuto alla conferenza stampa, generosamente ci ha promesso 300.000 euro, nel 2016 ancora non li abbiamo visti, non per colpa sua, ma perché il Mibact è stato bloccato da ricorsi al Tar e cose terribili che hanno fermato tutto. Ma anche fosse stato dinamico, l'Eliseo non può vivere con queste sovvenzioni. Perché sennò dovrei vendere i biglietti a 500 euro a biglietto"."Perché ora vi dico la verità: i permessi, i boicottamenti, i ricatti, della città, delle strutture della città, perché non appena sei virtuoso devi morire in questa città, perché noi non diamo le stecche a nessuno, ma questo crea un problema in una città marcia.Io non voglio più degli altri. Mi accontento della metà di quello che prende l'Argentina, perché con la metà di quello che prende l'Argentina, io faccio 10 volte quello che fa l'Argentina. Questo per divertimento per dimostrare come con accortezza di conti e con attenzione si può fare qualità. No, non vi diamo neanche quelli, vi diamo un ventesimo di quello che diamo agli altri. Allora il gioco è sporco. Non mi va di essere chiamato, di ricevere le persone, dai capi di Stato ai ministri, e poi non accade nulla. Ma siamo arrivati a un punto in cui: o accade qualcosa nei prossimi tre giorni, o noi chiudiamo. Non chiudo io, perché starò qui dentro, ma stacca la spina l'Enel. I pompieri, perché devono essere pagati puntualmente e ci tolgono subito l'agibilità".