Culture

Federculture: consumi culturali +3,1%, ma è Italia a due velocità

 

Milano (askanews) - Se c'è un settore dell'economia italiana che negli ultimi anni ha superato la crisi affermandosi come motore della crescita di molti territori questo è quello delle imprese culturali. Il quattordicesimo rapporto di Federculture, federazione delle aziende e degli enti di gestione di cultura, turismo, sport e tempo libero, evidenzia infatti che la spesa per servizi ricreativi e culturali, che comprendono, tra l'altro, teatro, cinema, musei e concerti, è cresciuta nel 2017 per il quarto anno consecutivo, +3,1% rispetto alla rilevazione precedente, e vale oggi 31 miliardi di euro. Un successo che però vede ancora una volta il Nord più dinamico del Sud come evidenzia il ministro per i Beni culturali Alberto Bonisoli: "È un vero e proprio problema questo. È la dimostrazione che l'Italia è un Paese che ha delle linee di faglia, delle grosse tensioni interne, ed è la ragione per cui abbiamo pensato una manovra economica che ha l'obiettivo di far ripartire l'economia, ma anche di andare in controtendenza rispetto a questa separazione dell'Italia in due o più velocità".Un altro motivo di riflessione, osserva il presidente di Federculture Andrea Cancellato, è che a trainare il dato è la crescita del turismo, di per sè ottima, ma non sufficiente per avere un Paese all'altezza dei tesori che ospita: "Il rapporto segnala un incremento del consumo culturale in tutti gli ambiti, dalla lettura che era il punto più difficile ai musei dove le performance sono sicuramente più rilevanti. Detto questo noi crediamo che buona parte in questa crescita del consumo culturale sia anche determinata dal forte incremento del turismo culturale in Italia. Ospitiamo con grande piacere i turisti, ma un servizio culturale è tale e forte se è tale e forte anche per la comunità".Il 38,8% degli italiani con più di 25 anni infatti non solo non visita un museo o legge almeno un libro all'anno, ma non va neanche al cinema o a un concerto. Sintomo persistente della scarsa partecipazione complessiva alle attività culturali che impone l'ampliamento del pubblico dei fruitori attraverso il sostegno al consumo culturale per agevolare le scelte dei giovani e delle famiglie.