Culture

Identità, nazione, rito: i significati di Yael Bartana a Modena

 

Modena, 2 dic. (askanews) - "Mi ha colpito un'affermazione di Yael Bartana che parlando, qualche tempo fa, del suo lavoro diceva: "Non mi importa più di tanto dell'arte. Ciò che davvero mi interessa è stimolare una riflessione sostanziale, anche a costo di uscire dal territorio dell'arte". È una dichiarazione molto forte. Sintetizza una prospettiva civile e civica che incrocia, in maniera 'determinante', ossia fino a determinarle, la sua poetica e la sua espressività" così il direttore della Fondazione Modena Arti Visive all'inagurazione della mostra "Yael Bartana. Cast Off".L'esposizione, prodotta da Fondazione Modena Arti Visive e curata da Chiara Dall'Olio, propone una serie di installazioni video e fotografiche dell'artista israeliana, il cui lavoro, intrecciando realtà e finzione, ruota attorno alle tematiche dell'identità, del rito, dello stato-nazione.Il percorso espositivo, che si diffonde su due piani di Palazzo Santa Margherita, si apre con il video in bianco e nero "The Recorder Player from Sheikh Jarrah", girato nel 2010 in occasione di una protesta pacifica durante la quale una manifestante suona un flauto dolce davanti a una fila compatta di militari israeliani, schierati di fronte a coloro che stanno contestando l'espulsione dei residenti musulmani dai dintorni di Gerusalemme a opera dei coloni ebrei.Nella stessa sala è installato il video del 2017 "Tashlikh (Cast Off)", che mette in scena una carrellata performativa e simbolica in slow motion di oggetti su sfondo nero. Gli oggetti provenienti da diversi contesti e storie appartengono sia ai carnefici che alle vittime di persecuzioni etniche, genocidi e guerre. Il titolo Tashlikh - che letteralmente significa gettar via - fa riferimento a un'antica pratica dell'Ebraismo, durante la quale i peccati dell'anno precedente sono simbolicamente rappresentati da un oggetto, che viene gettato nell'acqua corrente. In quest'opera, Bartana dilata questo rito secolare e crea un flusso di oggetti personali, abiti, fotografie, sciarpe.La curatrice della mostra, Chiara Dall'Olio commenta così il lavoro di Yael Bartana: "Il suo sguardo porta a interrogarci sul significato di concetti come "identità", "nazione", "rito" e sulle valenze anche politiche che, oggi più che mai, queste parole hanno nel mondo contemporaneo. In un'Italia e in un'Europa che stanno affrontando tensioni nazionaliste e spinte separatiste, che si stanno domandando se possa essere ancora attuale l'Europa senza frontiere dell'accordo di Schengen del 1985 o se si stia progressivamente e inesorabilmente andando verso una chiusura identitaria e sovranista, l'arte di Yael Bartana, offre spunti di riflessione di grande interesse e sprona a sua volta il pubblico a interrogarsi sul significato di questi temi, che non sono legati ad un solo ambito geopolitico, ma che toccano tutti".Nelle sale superiori è proiettato "True Finn" del 2014, un'opera incentrata su otto residenti finlandesi di etnie, religioni e provenienze differenti, che s'interrogano sul significato dell'essere finlandesi. In quest'opera Bartana si confronta con i meccanismi coinvolti nella costruzione di un'identità nazionale in un contesto completamente differente da quello delle sue origini.Il video "A Declaration" del 2006 - presente nella collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena - è il primo in cui l'azione ripresa non appartiene alla realtà, ma è una finzione cinematografica creata dall'artista. Il lavoro documenta una messa in scena, la sostituzione della bandiera israeliana - presente su uno scoglio della baia di Jaffa - con un albero di ulivo.La mostra visitabile fino al 13 aprile 2020 prevede anche un artist talk fra l'artista e la curatrice della mostra, mercoledì 12 febbraio alle ore 18 A Palazzo Santa Margherita.