Culture

Jenny Holzer alla Tate Modern: la parola come installazione

 

Londra (askanews) - Una pratica artistica che si appoggia a diversi supporti, ma che ruota sempre intorno a un elemento chiave: la parola. Alla quale si unisce una costante battaglia per i diritti, per la denuncia delle violenze, per una forma a volte dura di autoanalisi e perfino per la difesa della contraddizione. La Tate Modern di Londra presenta nelle sue Artist Rooms una monografica dedicata all'artista americana Jenny Holzer, divenuta celebre per i suoi messaggi diffusi attraverso i canali più vari, dalle magliette ai cartelloni pubblicitari, fino agli iconici neon. Con un progetto espositivo curato da Zoe Whitley, la Tate mette al centro della mostra gli statement di Holzer, sia attraverso testi alle pareti sia installazioni ambientali iconiche e sempre di grande impatto. Ma anche opere meno immediatamente riconoscibili, come il progetto di diffusione di documenti desecretati sulla guerra in Iraq trasformati in dipinti.L'informazione, in Jenny Holzer, diventa arte e la sua dichiarata intenzione è quella di "volere molte cose simultaneamente". E tra queste cose c'è la reazione del pubblico ai suoi "truismi", come per esempio il famosissimo "Protect me from what I want", proteggimi da ciò che desidero. Reazioni che possono essere le più varie, ma che derivano quasi sempre da una frizione, da uno scarto, con il quale siamo tutti chiamati a confrontarci. A patto di riuscire a individuarlo nel caos di informazioni che ci bombardano quotidianamente.Ma anche nell'apparente sovraccarico dei lavori di Jenny Holzer, invece, e qui sta il cuore della sua arte, i messaggi emergono, prendono forma, si vanno a depositare nella mente per poi trovare, con i loro tempi, una chiarezza sorprendente, seppure spesso scomoda. Ma, se trovare una definizione di arte contemporanea univocamente accettata è pressoché impossibile, il tema del confrontarsi con ciò che è fuori dalla nostra "comfort zone" è uno dei luoghi dove il contemporaneo si ritrova. E trova il lavoro di Jenny Holzer.