Culture

Le parole di Maurizio Nannucci, semantica d'arte al neon

 

Milano (askanews) - La semantica dell'arte e il potere ambiguo e abbacinante della parola. Avvicinarsi al lavoro di Maurizio Nannucci restituisce, oltre a queste sensazioni immediate, anche la portata internazionale della riflessione di un artista che ha saputo intervenire tanto sul paesaggio urbano, quanto sull'immaginario visivo contemporaneo. Ora la Galleria Fumagalli di Milano gli dedica la mostra "What to see what not to see", che presenta cinque nuove opere che Nannucci ha concepito proprio per lo spazio di via Bonaventura Cavalieri.La Gallerista Annamaria Maggi: "Questa - ci ha detto - è una mostra che secondo me ha due livelli di attenzione, il primo livello è quello del coinvolgimento emotivo, quello più immediato e più forte, dell'essere come travolti e avvolti da luce e da colore. Il secondo livello invece è quello più razionale, che prende il sopravvento piano piano, e che appunto quello che ti fa riflettere sul messaggio scritto, sulla parola, sul significato e sulla forma della parola, perché è importante anche il carattere".Nannucci, che preferisce lasciare che a mostrarsi sia il lavoro piuttosto che la sua persona, ci ha comunque indicato alcuni concetti chiave del progetto espositivo, come la sospensione che viene creata accostando significati opposti, oppure l'urgenza rappresentata dal neon che incalza lo spettatore, o ancora il tema della scelta, che l'artista toscano non incanala, limitandosi, e questi due verbi sono altrettanto importanti, a indicare e ad alludere. Con il risultato, citando una frase del grande scrittore inglese Geoff Dyer riferita al land artist Walter De Maria, di creare un'esperienza che diventa anche "il tentativo di capire ed esprimere le proprie reazioni di fronte all'esperienza stessa". Ecco, il lavoro di Nannucci funziona così, la sua universalità è composta anche dalla sospensione che crea, oltre che da una occupazione dello spazio che è totale, come il suo progetto di arte.La mostra in Galleria Fumagalli ruota intorno ad azioni seminali per l'uomo, come il vedere, l'amare, il provare sentimenti, il dire e l'ascoltare. Azioni che allo spettatore è possibile anche negare, scegliendo, di volta in volta, su quale terreno riflettere. Anche se in fondo il punto è proprio riflettere sull'idea di scelta in generale, creando così una trama di sentieri mentali che si biforcano e che trasformano l'esposizione, nella sua pulizia formale, in una sorta di labirinto segreto nel quale, borgesianamente, si possono imboccare innumerevoli vie diverse. Fino al 22 luglio prossimo.