Culture

Lombardia punta a tutela Unesco per la sua "civiltà dell'acqua"

 

Milano (askanews) - A partire dal dodicesimo secolo, con lo scavo del Naviglio Grande, la Lombardia ha cominciato, prima in in Europa, a governare l'acqua che la attraversa con cinque grandi laghi e 19 fiumi principali. Il risultato è una rete di 40.000 chilometri di rogge, navigli, fossi e canali; oltre 1.000 fontanili e 131 impianti idraulici e irrigui che oggi rappresentano un sistema degno dell'inserimento nella lista Patrimonio Mondiale dell'umanità dell'Unesco. È l'obiettivo al quale punta la Regione Lombardia, insieme con i Consorzi di bonifica e di regolazione dei laghi rappresentati dal presidente di Anbi Lombardia Alessandro Folli, con il progetto "La civiltà dell'acqua": "Abbiamo degli edifici storici, tutti i consorzi di bonifica hanno deciso di salvaguardare questo patrimonio. Quest'anno poi ricorrono anche i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e ci sembrava una cosa giusta".I promotori della candidatura stanno realizzando un dossier preliminare che verrà inviato nei prossimi mesi alla Commissione nazionale Unesco per una prima valutazione e l'eventuale inserimento nella Lista propositiva nazionale e poi bisognerà aspettare la segnalazione all'Unesco. L'iter è dunque ancora molto lungo, ma in Lombardia c'è molta fiducia. "Credo che questo patrimonio non può che essere valorizzato. Nei prossimi mesi avremo anche da parte del ministro per i Beni culturali sulla diga del Panperduto una presentazione".Il progetto include 23 grandi impianti di bonifica e di derivazione, alcune marcite, i musei, dieci fontanili e soprattutto il sistema dei navigli milanesi, più alcuni altri canali come la Muzza.