Culture

Lygia Pape in Fondazione Carriero: il corpo al posto della mente

 

Milano, 26 mar. (askanews) - La sensualità della geometria astratta, la ricerca di una sensazione di equilibrio che però scivola nel suo esatto opposto, l'invisibilità, la dispersione. A 15 anni dalla morte, la Fondazione Carriero di Milano dedica una mostra personale all'artista brasiliana Lygia Pape, figura eclettica e dai molteplici interessi e pratiche, il cui lavoro, come ci ha ricordato il curatore Francesco Stocchi, vive di una stretta relazione con il proprio tempo."Siamo a metà degli anni 50 - ha spiegato Stocchi ad askanews - in Brasile c'è una grande fame di rinnovamento, proveniente dall'Europa, ma anche nel campo della letteratura, in quello cinematografico, che poi darà vita al Cinema Novo, in campo architettonico. E questa fame di nuovo si contrappone all'avvento della dittatura, a delle promesse di miracoli economici che poi non sono avvenuti".In questo clima difficile l'attività degli artisti diventa più intensa, drammatica in molti casi, oppure prende in Lygia Pape una forza che nasce dall'apparente giustapposizione di contrasti."L'idea di fondo - ha aggiunto Stocchi - è quella compositiva, quella di dimenticare l'immagine in favore di una costruzione, la costruzione si rifà all'uso di geometria primaria, seguendo la lezione e l'esempio di Mondrian, di Moholy-Nagy, del Suprematismo russo, però per conferire a questo linguaggio, storicamente legato a una regola e a un approccio razionale, per conferire un approccio quasi sensuale alla geometria astratta. E quindi, in altri termini, sostituire la mente con il corpo".Il modernismo umanizzato, un sincretismo artistico che diventa pratica solo apparentemente distaccata, mentre invece si trasforma in qualcosa d'altro, verrebbe da dire in un'idea quasi impalpabile di opera d'arte, all'ultimo piano della Fondazione Carriero con la grande "Rete" che è un poi la summa emotiva di tutto un percorso che fino a quel momento aveva giocato a fingersi razionalista.Ma la rete, qui così evanescente, in realtà voleva tessere nuove relazioni tra gli artisti e il pubblico, tra la creatività e la società, togliendo autorialità agli oggetti. A questo punto la mostra ha definitivamente mostrato la propria dimensione di corpo e la lezione di Lygia Pape con buona probabilità ci continuerà a seguire anche dopo avere lasciato la mostra. Che anche in questo caso conferma la qualità del progetto culturale della fondazione milanese e la brillantezza coerente del lavoro di Francesco Stocchi.