Culture

Omer Fast tra realtà e fiction: metto in scena l'invisibile

 

Milano (askanews) - La realtà e le sue relazioni con la finzione, per creare delle nuove identità. Il lavoro di Omer Fast, video artista di origine israeliana che oggi vive e lavora a Berlino, è tra i più interessanti della scena contemporanea. Lo abbiamo incontrato a Milano, per parlare proprio della sua capacità di rimettere in scena, e quindi ricreare, sia le situazioni "reali" sia altri lavori già di fiction."Molto semplicemente - ci ha detto Fast - quello che cerchiamo di fare come scrittori o artisti è immaginare scenari alternativi, non come vie di fuga, perché questi scenari hanno molti legami con le circostanze di ciò che chiamiamo realtà, quindi io credo che quello che faccio nel mio lavoro sia cercare di dare una forma a qualcosa che è invisibile, perché è segreto oppure perché è un tabù".A Milano per un workshop con i giovani artisti finalisti di ArteVisione, il progetto per gli under 30 di Sky Academy e Careof per realizzare una nuova opera video, Omer Fast ha parlato così del proprio ruolo di "mentor": "Non mi considero un insegnante - ci ha spiegato - però oggi devo riconoscere di avere un po' di esperienza, ho finito la scuola diciassette anni fa, però qui mi sento più che altro un collega per questi artisti, che può dare delle risposte alle loro proposte e ai loro progetti. Sono abituato a parlare delle mie idee e dei miei progetti per convincere delle persone a finanziarli e credo che qui posso aiutare queste persone a rendere le proprie idee più chiare e più specifiche".Tra i suoi lavori più noti spicca il film "Remainder" del 2015, tratto da uno straordinario - e a lungo sottovalutato - romanzo di Tom McCarthy nel quale si racconta dell'ossessione di un uomo che ha perso completamente la memoria in seguito a uno strano incidente e dopo il quale ha ricevuto uno stratosferico indennizzo in denaro, per la ricostruzione minuziosa dei ricordi perduti, attraverso continue messe in scena dei frammenti di memoria riaffiorati. Con esiti sempre più complessi e controversi."In un certo senso - ha detto Fast parlando del protagonista della storia - è come un drogato, più va alla ricerca della fluidità e più distrugge le cose e oltrepassa continuamente dei confini per arrivare a quella fluidità. E a un certo punto ci rendiamo conto che si è spinto troppo lontano, che non sta più giocando con una situazione domestica, ma si trova coinvolto in attività criminali".Il tutto con il dichiarato intento di ricreare quella naturalezza che dovrebbe essere la cifra della "realtà", ma a cui, inevitabilmente, si potrà arrivare, se mai ci si arriverà, solo attraverso l'estrema finzione. E qui le visioni di McCarthy e di Fast si fondono fino a diventare in un certo senso la stessa cosa. Tanto da farci pensare che "Remainder" fosse un film che solo Omer Fast poteva girare."Il punto di contatto tra il virtuale e il fisico, il materiale e il fluido, il passato e il presente, che sono gli argomenti di Remainder - ha concluso l'artista - sono anche i temi forti del mio lavoro".A voi adesso la scelta se continuare a pensare nello stesso modo a parole come "realtà".