Culture

Quando la musica dà forma allo spazio: Ari Benjamin Meyers

 

Torino (askanews) - La musica come creatrice di spazio e strumento per generare una provvisorietà in continua evoluzione. Entrare nella mostra "In Concert" dell'artista, compositore e direttore d'orchestra americano Ari Benjamin Meyers, allestita nello spazio del Binario 1 alle Officine Grandi Riparazioni di Torino è un'esperienza intensa e mutevole, come le coreografie luminose che i performer muovono seguendo uno schema che possiamo pensare anche come una sorta di spartito che crea un paesaggio musicale."Siamo abituati ad ascoltare musica in un certo modo - ha detto l'artista ad askanews - spesso in maniera molto frontale, con le casse rivolte verso di noi, o in un concerto come pubblico in sala. Ma la musica è qualcosa di molto speciale e prima che ci fossero le registrazioni la musica era un elemento molto specifico, legato al luogo in cui veniva suonata, era sempre necessariamente dal vivo all'interno di uno spazio. Oggi il modo più diffuso per ascoltare musica sono le cuffie, e nelle cuffie non c'è spazio".Curata da Valentina Lacinio e Judith Valdmann, la mostra torinese si inserisce in un filone di opere che rimettono in discussione l'idea stessa di performance e usano l'ambiente espositivo come palcoscenico per un ciclo di movimenti e di momenti che strutturano un'esperienza nell'ambiente."La musica - ha aggiunto Ari Benjamin Meyers - può dare forma a uno spazio, è qualcosa di molto fisico ed è una cosa divertente, perché pensiamo sempre alla musica come a qualcosa di immateriale o invisibile, cosa che in un certo senso è vera. Ma la musica è fatta anche di pressione dell'aria, onde sonore e può definire uno spazio in senso profondamente fisico, oltre a questo crea anche altri tipi di spazio: spazi sociali, per esempio. Il movimento e lo spazio sono secondo me, elementi fondamentali della musica".La sensazione, non solo per la presenza rilevante del suono, è di una armonia progressiva, figlia di una provvisorietà che è cifra di ogni pensiero artistico consapevole, ma non per questo meno strutturata, nella quale si integrano diversi lavori di Meyers. Al di fuori del grande proscenio dei movimenti performativi c'è poi lo spazio del K Club, una sorta di discoteca per una sola persona."Nella mia definizione di musica - ha concluso l'artista newyorchese - io includo molto di più del suono, se la capisci ti accorgi che la musica include le persone che la creano, i movimenti e le situazioni sociali. Quello che poi effettivamente vediamo contiene molto di più".La mostra alle OGR, realizzata in collaborazione con Kasseler Kunstverein, resta aperta con performance quotidiane fino al 14 aprile.