Culture

Roger de Montebello, la pittura come vibrazione della materia

 

Venezia (askanews) - La studio visit comincia in un ampio spazio affacciato sul Canal Grande, dove Roger de Montebello lavora da anni - lui parigino di nascita, ma anche cittadino americano laureato ad Harvard, nonché veneziano d'adozione - sempre alla ricerca di una pittura nel senso più profondo del termine, che non ha paura di ricorrere all'en plein air e che sfrutta anche una vera e propria scatola di pittura che consente di lavorare in qualunque luogo."Hanno annunciato tante volte la morte della pittura - ha detto Roger de Montebello ad askanews - eppure lei non muore. Perchè in realtà non può morire, nel senso che non c'è un altro medium che faccia partecipare allo stesso livello l'occhio, la mente e la mano".L'artista parla di un triangolo magico che unisce la testa, il cuore e la mano, parla di prospettiva rinascimentale e nuovi modi di interpretare una forma artistica espressiva che, pur restando tradizionale, guarda molto alle ricerche scientifiche, tanto che il ragionamento di Roger de Montebello - i cui dipinti hanno sempre una traccia di movimento, che lui definisce "vibrazione" - richiama alla mente la Teoria delle Stringhe, uno dei più affascinanti tentativi di dare una risposta alla domanda sul "tutto" che la scienza contemporanea abbia formulato, basandosi proprio sull'idea della vibrazione delle stesse stringhe, ossia filamenti che prendono il posto delle particelle. Qui parliamo di pittura, ovviamente, ma la scienza gioca la sua parte."Secondo me - ha aggiunto il pittore - in questa sovrapposizione, o in questa vibrazione di materie alla fine tutta la materia si scompone, si smaterializza, ma non si perde la forma, perché questa è ancora visibile. E' legato a una concezione della materia, che vibra, e che il pittore può far vibrare come se fosse la corda di una chitarra".Lasciato lo studio, Roger de Montebello ci accompagna al Museo Correr, in piazza San Marco, dove Jean Clair ha curato la mostra "Ritratti di Venezia e altri ritratti", nella quale sono esposte 389 opere dell'artista, e accanto alle grandi tele si trovano centinaia di piccoli lavori dedicati ai volti delle persone e alla corrida, altro momento importante per la poetica di Montebello. Lui ci accompagna sorridendo, certamente consapevole di come sia riuscito a dare una forma, come ha detto Clair, al sogno di pietra con cui Baudelaire voleva evocare la bellezza. Ma quando gli chiediamo che progetti abbia per il futuro, la risposta è molto semplice."Il mio progetto - ha concluso Roger de Montebello - è di tornare con la mia scatola di pittura, o con il mio cavalletto, o in studio, semplicemente a fare pittura, a dipingere quello che voglio dipingere. Questo è il mio progetto".Un progetto che Venezia, questa città inafferrabile e perfetta, strabiliante e tristissima, può aiutare forse come pochi altri luoghi al mondo.