Culture

Sei milioni di tappi ai Fori Romani: grido d'aiuto per l'ambiente

 

Roma, (askanews) - Sei milioni di tappi di plastica, racchiusi in 80 gabbioni in rete metallica, nel cuore dei Fori Romani, tra le rovine antiche della Capitale. Potrebbe sembrare un paradosso. Ma non lo è, e l'effetto è tutt'altro che scontato. È l'installazione luminosa "Help the Ocean", opera dell'artista Maria Cristina Finucci, sui resti della Basilica Giulia nel Foro Romano, visitabile fino al 29 luglio. Con un messaggio a turisti e cittadini che suona come un grido d'allarme sullo stato del nostro pianeta.L'artista Maria Cristina Finucci: "Sono milioni di tappi riciclati, da altrettanti milioni di persone, che hanno compiuto un gesto civile e virtuoso. Si tratta di una risorsa, non è spazzatura. È un esempio che vorrei dare, vorrei metterlo al positivo. Si può fare. Help rimane comunque un grido di aiuto per i nostri oceani che, poveretti, sono ricoperti di plastica".L'opera fa parte del ciclo, iniziato dall'artista nel 2013, con la fondazione di un nuovo Stato Federale, il Garbage Patch State, il secondo Stato più vasto al mondo con i suoi 16 milioni di kmq, che comprende le cinque principali "isole" di plastica presenti negli oceani. I tappini in plastica colorata sono inseriti in gabbioni Maccaferri in rete metallica. Stefano Ranghieri, direttore marketing Officine Maccaferri: "Anche noi vogliamo sensibilizzare le persone a questo incredibile problema della plastica, lo facciamo sostenendo un' incredibile artista con dei nostri prodotti, con 80 gabbioni e trenta km di filo. È stata un'opera complessa per noi, con l'obiettivo di sensibilizzare il mondo a una situazione davvero grave".L'opera, con il supporto della Fondazione Bracco, vuole simulare un ritrovamento archeologico che potrebbe essere un giorno emblematico della nostra era, ribattezzata come l'età della plastica. Di notte la gigantesca scritta si illumina grazie ad Enel X, ed è visibile anche da via dei Fori Imperiali.La presidente di Fondazione Bracco, Diana Bracco: "Quest'opera è un grande messaggio, come siamo riusciti a rovinare gli oceani. La buona notizia è che anche queste microparticelle potrebbero essere riciclate".