Culture

Unlimited, spazio delle molteplici possibilità dentro Art Basel

 

Basilea (askanews) - Un luogo di confine nel quale ospitare, anche, una mostra che per definizione non vuole avere confini. A Basilea, città svizzera posta all'incrocio tra Francia e Germania, accanto alla tradizionale fiera di Art Basel cresce ogni anno anche quell'oggetto tellurico e indefinibile che è Unlimited, una "piattaforma per progetti" - come recita la dicitura ufficiale - nella quale l'arte viene lasciata libera di travalicare le dimensioni degli stand e di puntare a essere solo se stessa.Il risultato è chiarissimo e oscuro al tempo stesso, ma i momenti che si possono vivere in questo gigantesco contenitore - nel quale si viene accolti da uno statement fluttuante di Jenny Holzer e da un gigantesca scultura gonfiabile di Otto Piene, accanto a un testo molto politico di Barbara Kruger - possono essere in molti casi momenti decisivi.Si può infatti, per esempio, assistere al volo del dirigibile di Chris Burden, che può solo percorrere una rotta circolare fissa, oppure lasciarsi prendere completamente dal film "The Airport" di John Akomfrah, una riflessione sulla storia recente della Grecia che oscilla tra il tempo e lo spazio con grazia ipnotica.E se la "Foresta metallica" di Paolo Icaro ha la forza rassicurante di un'arte che con il tempo abbiamo imparato a riconoscere, i coyote di Michal Rovner ci parlano di qualcosa di ignoto con una lingua diversa, con occhi che non dimenticheremo.Ragnar Kjartansson, in un impeccabile e tristissimo smoking color panna ci accompagna nel mondo dello scrittore islandese suo connazionale Halldor Laxness, mentre Massimo Bartolini inganna la vista con qualcosa che sembra solo macerie di pietra e Giulio Paolini fa pura filosofia con la magnifica installazione "Hortus Clausus".Tra le esperienze più stranianti il video di Bruce Nauman - un altro dei nomi chiave - nel quale si ha l'impressione di incontrare realmente l'artista, mentre l'installazione vivente di Donna Huanca sembra un sogno, pur in presenza di performer in carne e ossa.Il tutto per ricordarci sì che Unlimited vuole in qualche modo essere una testimonianza dello spirito del nostro tempo - "zeitgeist" dice ufficialmente Art Basel - e in buona parte lo è, ma la mostra curata da Gianni Jetzer ci dice con altrettanta chiarezza che questa lettura fa acqua da tutte le parti, perché i tempi, come i luoghi e le pratiche artistiche raccolte qui a Basilea, sono molteplici e lontanissime. Sono senza limiti, per l'appunto, fino a che ciascuno spettatore non definisce i propri.