Economia

Baretta, welfare aziendale ora sempre più indispensabile

 

Milano (askanews) - Un cambiamento profondo, di quadro e di sistema, portato avanti con piccoli interventi normativi che poi esplodono nel tempo incidendo profondamente. E' la "rivoluzione" del welfare aziendale secondo l'immagine data da Paolo Baretta, sottosegretario al ministero dell'Economia e delle Finanze e presidente Ares.Baretta è intervenuto in video-collegamento all'incontro "Welfare che fare" organizzato a Milano da Aidp, l'associazione italiana per la direzione del personale, con a collaborazione del Corriere Economia.Dall'introduzione dell'impresa-benefit alla detassazione dei premi di risultato, dall'implementazione della contrattazione di secondo livello, fino all'esenzione per chi utilizza i buoni pasto elettronici: Beretta ha ricordato i numerosi passi già compiuti da questa silente rivoluzione di lungo periodo.Ma per quanto morbidi, i cambiamenti introdotti dai nuovi modelli di welfare portano comunque dei rischi, soprattutto se si tiene ben presente che i nuovi strumenti di welfare aziendale sono anche la risposta a nuovi bisogni di protezione, in termini quantitativi e qualitativi, ai quali lo Stato non può rispondere. E Baretta non esita a indicarli."Qual è un rischio? - puntualizza Baretta - Con l'arretramento dello Stato, poiché i nuovi strumenti sono tutti legati ad una dimensione aziendale si corre il rischio di creare una sorta di area di privilegio per quanti hanno un lavoro e una azienda alle spalle che fornisce loro strumenti di protezione e inclusione sociale. Bisognerà tener presente questo problema in maniera tale che ci sia una visione universalistica, che per esempio coinvolga anche le famiglie delle persone che accedono al welfare aziendale. In ogni caso il welfare aziendale è un orizzonte assolutamente indispensabile".Per sviluppare il quadro normativo di riferimento per il welfare aziendale, Baretta auspica un'adesione sempre più capillare da parte delle imprese ai nuovi strumenti. Ma anche una personalizzazione del modello da riportare poi negli specifici strumenti. "Fortunatamente - ha detto - è un tema estremamente flessibile, che può essere sviluppato e articolato a fronte di esigenze specifiche sia li vello individuale sia territoriale", E poi ha aggiunto:"In questa ottica, dobbiamo immaginare un fisco che sostenga queste scelte: in termini generali significa, ed è una questione delicata, spostare le esenzioni fiscali e i benefici dalle categorie professionali alle persone. Un tema non semplice che cozza contro una cultura consolidata".Come in tutte le rivoluzioni non tutte le strade intraprese appaiono agli occhi dei diversi protagonisti, subito coerenti con l'obiettivo finale. Isabella Covili Faggioli, presidente di Aidp parla per esempio dell'innalzamento degli sgravi sui premi di produzione monetari come una sorta "di concorrenza" alla diffusione degli strumenti di welfare veri e propri. Anche se si dice in realtà fiduciosa della scelte dei direttori del personale :"L'HR manager lavora in una azienda di una certa dimensione, e sa quindi bene che gli strumenti di welfare aziendale sono, sì, anche occasione di saving, ma sa che sono soprattutto un grandissimo strumento di fidelizzazione. Quindi, visti in questa prospettiva, non fanno paura i concorrenti legislativi come potrebbe diventare la defiscalizzazione dei premi di produttività".