Economia

Confassociazioni: dal Welfare State alla Welfare Society

 

Roma (askanews) - "La grande mamma dello Stato sociale non ha più i soldi: non ci sono più le risorse pubbliche per alimentare i livelli di prestazioni previdenziali, sanitarie e assistenziali a cui siamo abituati. Per questo dobbiamo trovare una nuova rete di protezione che garantisca lo stesso livello di prestazioni a costi magari più efficienti o addirittura un livello di prestazioni superiore". Da qui nasce l'idea di sostituire al Welfare State la Welfare Society, alla quale ha dedicato un convegno Confassociazioni (confederazione di 249 associazioni professionali nei settori del management, della finanza, del real estate, dei servizi informatici) presieduta da Angelo Deiana. "Questa nuova rete di protezione sociale - prosegue Deiana - può essere assicurata da professionisti, banche, assicurazioni, terzo settore che debbono puntare all'ottimizzazione dei costi dei servizi. Facciamo l'esempio dell'assistenza domiciliare agli anziani: se questo servizio fosse distribuito su tutto il sistema assicurativo e previdenziale, un po' come l'Rc auto, costerebbe un euro o mezzo euro al mese, 12 euro l'anno. Pensiamo ai risparmi che si potrebbero ottenere rispetto all'attuale spesa sanitaria e assistenziale. Dal nostro convegno è emerso questo appello: mettiamoci in gioco tutti, senza pensare di costruire nuovi monopoli, perchè ognuno avrà il compito di fare la sua parte, come in una staffetta. Come dice il motto di Confassociazioni: correre con i primi, senza dimenticare gli ultimi. Il modello di Welfare aziendale e contrattuale incentivato fiscalmente dal governo è ancora ai primi passi, ma è un modello importantissimo, perchè sposta la contrattazione a livello nazionale e aziendale dal paradigma conflitto-contratto al paradigma contratto-collaborazione: è un grande passo in avanti perché nell'economia della conoscenza si andrà sempre più verso la contrattazione economica individuale, quindi la contrattazione collettiva si dovrà spostare verso i servizi di welfare diretto o indiretto, come ad esempio politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia, anche per contrastare la denatalità che affligge il nostro Paese". Il nostro sistema produttivo è pronto a queste sfide? "Possiamo fare un grande salto, perchè la nostra dimensione d'impresa è quella giusta per affrontare la sfida di Industria 4.0, che in Inghilterra chiamano dei makers, degli artigiani digitali. Ma dobbiamo accelerare il passaggio generazionale nelle imprese, dobbiamo aprire il sistema produttivo ai capitali anche stranieri e dobbiamo inserire buoni manager anche nelle imprese minori".