Economia

De Ponte (Actionaid): il dl sicurezza crea 130mila invisibili

 

Roma, 17 dic. (askanews) - Il decreto sicurezza rischia di creare un esercito di 130.000 invisibili nelle nostre comunità. Lo sottolinea il segretario generale di Actionaid, Marco De Ponte che parla anche del clima intorno alle Ong e del global compact, giudicando "poco costruttivo" non essersi seduti al tavolo.Sul decreto sicurezza, dice, "la realtà dei fatti è che bisognerà vedere quale sarà l'impatto. Sicuramente se le risorse saranno meno almeno sulla carta se sarà confermato dalla legge finanziaria, si dovrà puntare meno sull accoglienza e sembrerebbe almeno che invece si vada alla rincorsa di una situazione emergenziale. Si smantelleranno quelli che sono stati i sistemi centrati attorno agli Sprar per i quali, soprattutto in maniera diffusa e in piccole comunità, i migranti potevano essere integrati. Cambia l'obiettivo e l'obiettivo principale sembrerebbe diventare quello di contenere i flussi prima e poi procedere ad un rimpatrio o ad un espulsione. Questa cosa sappiamo già che nella pratica non sarà possibile, almeno nei termini e nei tempi con i quali viene propagandata. Quindi la preoccupazione principale è che poi ci siano circa 130.000 persone in Italia che non avendo più il permesso di soggiorno umanitario saranno degli invisibili: persone che non potranno andare a farsi curare, non potranno lavorare ma che comunque rimarranno nelle nostre comunità con tutti i problemi del caso"."Actionaid non ha mai lavorato in mare ma è vero che il clima di restringimento dello spazio politico attorno alle organizzazioni civiche è un fenomeno che riguarda tanti paesi nel mondo" rileva De Ponte "In Italia negli ultimi due anni dipingere queste organizzazioni come se fossero il problema e non come un concorso alla soluzione del problema ha avuto un impatto incredibile del quale forse neanche le leadership politiche si sono rese conto. Sono diminuite le donazioni medie, è aumentato lo scetticismo, anche per organizzazioni che in realtà non hanno niente a che fare con la prima accoglienza e neanche con l'integrazione successiva. Sono diminuite le donazioni anche ad organizzazioni che sono dedite alla ricerca sul cancro, per dire, piuttosto che altre organizzazioni mediche. Per dire che quando si alimenta un clima di sfiducia poi si fa di tutta l erba un fascio".De Ponte parla anche della dichiarazione dei diritti dell'uomo di cui in questi giorni si celebra il settantesimo anniversario: "Anche le Nazioni Unite sotto i cui auspici la dichiarazione è stata siglata 70 anni fa, hanno accusato l'Italia di essere in una fase regressiva in termini di tutela dei diritti umani. Quello che attrae l'attenzione è il modo con cui per esempio con la questione migranti si è messa in prima linea la questione del contenimento dei flussi e non le persone che sono portatrici di diritti. Però è anche vero che sono state fatte critiche alla libertà di stampa, sono state fatte critiche alla libertà di associazione. Insomma diciamo che forse il clima è difficile da commentare in maniera positiva".Infine un giudizio sull'atteggiamento del governo nelle trattative sul Global Compact: "Abbiamo richiamato il governo al fatto che lasciare un tavolo ancora prima di aver concluso le discussioni sembra poco costruttivo. Il governo ha lasciato decidere la posizione dell'Italia al dibattito parlamentare ma intanto gli altri stati si sono incontrati e hanno stabilito questi principi generali. Noi riteniamo che non sia tanto la questione se il global compact abbia tanti punti che possano essere criticati. Però l'Italia ha bisogno di sedersi ad un tavolo e parlare con i propri partner, non solo nel mediterraneo ma nel mondo, perché se dici non parlo con nessuno, nessuno vuole parlare con te e quindi il multilateralismo è sempre la soluzione. Bisogna saper stare al tavolo da grandi".