Economia

Le imprese italiane in Romania, dall'edilizia alle rinnovabili

 

Roma, (askanews) - Partita quasi 30 anni fa, la presenza delle imprese italiane in Romania non ha mai arrestato la sua corsa, raggiungendo livelli record, oltre 43mila imprese registrate nel 2016, e nuove frontiere di investimento che spaziano dalla manifattura all'agricoltura, dai servizi all'asset management, dall'edilizia all'industria.Una partenza, quella verso la Romania, che è iniziata con la ricerca di manodopera specializzata a basso costo, ma che si è trasformata negli anni in vero e proprio investimento non solo sul territorio ma anche sul mercato locale, come spiega Ulisse Gheduzzi, direttore generale di Faresin, azienda che produce attrezzature per l'edilizia."L'Italia e la Romania sono due regioni europee, quindi penso che una delocalizzazione dall'Italia alla Romania sia come un internazionalizzazione del business che possono fare le imprese italiane".La Romania, quindi, non è più il cosiddetto terreno di conquista, ma un mercato dove restare e approfittare al meglio delle nuove opportunità date anche dai fondi europei, pari a circa 30 miliardi di euro da spendere entro il 2020 in infrastrutture e agricoltura, dal Pil in crescita oltre il 3,7% anche nel 2017 e da un mercato dei consumi in espansione."Le prospettive di crescita esistono e sono reali e possono essere molto importanti, potremmo fare numeri ma non vorrei creare incomprensioni, questa crescita dipende in modo importante dalle decisioni della politica romena. La Romania è un paese che ha bisogno di tantissime infrastrutture. Nel mio settore ritengo che possa esserci una crescita a tre cifre, però servono veramente cambiamenti radicali su scelte politiche".E non soltanto edilizia, ma anche servizi, asset management e rinnovabili. Che il mercato romeno avesse bisogno anche di questo l'ha capito tre anni fa Giacomo Billi, managing director di Alive Capital, che gestisce investimenti nell'ambito del settore delle energie pulite. Arrivato in Romania nel 2012 per una speculazione toccata e fuga sulle rinnovabili, il manager trentenne, ha dovuto riciclare le sue competenze per recuperare gli investimenti fatti in sette impianti.A causa del cambio della normativa retroattivo, infatti, lo schema di generosi incentivi deciso dal governo romeno era stato rivisto."Nessuno avrebbe mai pensato che in 2-3 anni venissero fatti 6 miliardi di investimento in questo settore, essendo stata così grande la massa di investimenti non era bilanciato lo schema incentivante in maniera degna e in corsa hanno dovuto cambiare retroattivamente quello che avevano promesso in termini di incentivi. Questo per gli investitori di rinnovabili in quegli anni ha creato disagi e perdite, io ho dovuto rivedere il motivo per cui ero venuto qui che era un investimento/speculazione come per tutti gli altri"."Per questo nel novembre 2014 nasce Alive capital con cui abbiamo 264 MW di impianti gestiti in Romania di tutte le fonti, eolico, idroelettrico, biomasse, fotovoltaico, per un valore di mezzo miliardo di euro. L'85% dei clienti proviene da tutto il mondo, il principale è una banca di investimenti coreana e facciamo asset management, gestiamo per conto di questi clienti, credo con successo, me lo auguro per loro, tutto, dalle vendite alle produzioni. I numeri lo dimostrano e nel 2016 raggiungeremo il traguardo di 6 milioni di euro di investimenti , che per una società di servizi in Romania sia un bel successo".