Politica

1968, come eravamo: 50 anni fa la primavera di Praga

 

Praga, (askanews) - Praga oggi, splendida città, capitale della Repubblica Ceca; cinquant'anni fa teatro del 1968 dell'allora Cecoslovacchia comunista. Un 68 partecipe dell'afflato di novità rivoluzionarie che travolsero anche il mondo occidentale; dietro la Cortina di Ferro fu la primavera di Praga, poi stroncata dai sovietici in estate. Una primavera incarnata dalle aperture del regime comunista dello slovacco Aleksander Dubcek.Petr Pithart, avvocato e politico, ricorda quei giorni: "La gente scoprì improvvisamente un sentimento di solidarietà, anche la volontà di sacrificare qualcosa. Era impensabile fino allora".La sociologa Jirina Siklova ricorda il ruolo che giocarono intellettuali come Milan Kundera e Vaclav Havel nel congresso in cui chiesero maggiore libertà al regime: "Cominciò con il congresso degli scrittori. La cosa importante fu che l'Unione sovietica non represse subito il movimento. Questo diede a tutti noi l'impressione di poter fare di più di quello che ci sarebbe stato in realtà permesso".Ci fu uno scandalo corruzione negli alti vertici militari che arrivò ai giornali e diede l'illusione di una libera stampa, dice lo storico Oldrich Tuma: "I media cominciarono in fretta a fare domande che nessuno avrebbe immaginato possibili anche solo un mese prima. La primavera di Praga fu davvero un evento nazionale legato alle aspettative della società intera".Aspettative intense e indimenticabili ma di breve durata. Il 21 agosto di quell'anno, le forze sovietiche, bulgare, tedesche e polacche invasero la Cecoslovacchia per ristabilire il regime ortodosso comunista; fu la fine della primavera di Praga.