Politica

Catalogna, l'appello di Pep Guardiola per "Tsunami Democratic"

 

Roma, 16 ott. (askanews) - Ex difensore e allenatore del Barça "stellare" degli anni 2008-2012, Pep Guardiola non ha mai nascosto la sua simpatia per la causa indipendentista della Catalogna, a cui ha dato il volto già in altre occasioni: e lo ha fatto anche stavolta, dando supporto al movimento di protesta trasversale "Tsunami Democràtic" che sta organizzando le proteste di massa contro la sentenza della Corte Suprema di Madrid, che ha condannato 12 leader politici e della società civile catalani (9 a pene di prigione fra i 9 e i 13 anni) per il referendum sull'indipendenza del 2017."Lo Stato ha resa pubblica una sentenza della Corte Suprema che è un attacco diretto ai diritti umani: il diritto di riunione e manifestazione, la libertà di espressione e il diritto a un giusto processo. Questo è un fatto inaccettabile nell'Europa del XXI secolo. La Spagna sta vivendo una deriva autoritaria in cui si utilizza la legislazione antiterrorismo per criminalizzare la dissidenza e perfino per perseguitare artisti che esercitano la loro libertà di espressione. I leader condannati rappresentano i partiti politici maggioritari e le organizzazioni della società civile più importanti della Catalogna. Né il governo di Pedro Sanchez né alcun altro governo spagnolo ha avuto il coraggio di affrontare questo conflitto attraverso il dialogo e il rispetto, hanno scelto invece la repressione come unica risposta."L'indipendentismo è un movimento trasversale e di base, inclusivo e con una lunga storia, che si basa sulla volontà di autogoverno dei catalani. Non è xenofobo, né egoista: è un movimento che fonda la sua forza nel riconoscimento del pluralismo e della diversità. Questa lotta non violenta non si fermerà finché non si fermerà la repressione e sia rispettato il diritto all'autodeterminazione come è avvenuto in Quebec o in Scozia."Reclamiamo dal governo spagnolo una soluzione politica e democratica. Quello che chiediamo è: Spagna siediti e parla. Chiediamo alla società civile internazionale che faccia pressione sui governi per intervenire in questo conflitto e trovare soluzioni politiche e democratiche. Lanciamo un appello alla comunità internazionale affinché prenda una posizione chiara per una risoluzione del conflitto, basata su dialogo e rispetto. Lo ribadiamo, in quest'ambito c'è solo una strada: sedersi e parlare. Sedersi e parlare".