Politica

"Figli di boss". Le vite in cerca di riscatto di Cirrincione

 

Roma, (askanews) - "Figli dei Boss. Vite in cerca di verità e riscatto". Un libro che attraverso interviste, incontri con i figli dei boss mafiosi, le famiglie e gli amici fa luce su una realtà conosciuta soltanto superficialmente. Una realtà che è venuta alla luce nuovamente con i fatti di Napoli, con il ferimento di Noemi, per mano di Antonio e Armando del Re, figli di un camorrista, e le parole di Antonio Piccirillo, che invece, dal padre Rosario, anche lui boss, si è distaccato. Due realtà della stessa medaglia, come spiega il giornalista Dario Cirrincione, che ha scritto il volume edito da San Paolo."Sono due destini completamente diversi. I figli di boss nascono con un pedigree pesante alle spalle, sono boss di diritto. Il tipo di destino varia da famiglia famiglia e da organizzazione criminale a organizzazione criminale. La famiglia ha un peso diverso a seconda che sia mafia siciliana, 'ndrangheta, camorra, mafia pugliese""Le dichiarazioni rilasciate in piazza a Napoli sicuramente sono belle ma rileggendole ben si percepisce un grido di aiuto, perché questi ragazzi vivono come dei fantasmi, i figli dei boss sono dei fantasmi".Dei fantasmi che scoprono spesso l'eredità pesante dei padri soltanto per caso o crescendo. E poi cercano un riscatto e un distacco dall'organizzazione criminale. Affrontando un binomio tra il padre genitore e il padre boss."E' come se analizzassero due personalità diverse. Ci sono i fatalisti che dicono mio padre non aveva scelta, i negazionisti, mio padre è boss perché lo dicono le carte giudiziarie, ma non lo è, poi ci sono quelli che capiscono e dicono mio padre ha sbagliato ha comandato, ha ucciso, però con me era mio padre".Tommy Parisi, Francesco Tiberio La Torre, Vincenzo Pirozzi, Alfonso Gallico e Vita Maria Atria, tra gli intervistati."Mi ha colpito la storia di Alfonso albanese che ha scontato una pena in carcere, è cresciuto e maturato tantissimo, una penna bellissima, ed è triste quando dice 'non mi rinnovano il contratto perché ho un cognome pesante'. Mi ha colpito Vita Maria Atria, la nipote di Rita Atria, figlia di Piera Aiello, lei è stata molto coraggiosa, perché è la prima volta che apre il suo cuore e mi ha colpito quando dice il mio cognome è bello perché ha una doppia importante c'è il bene e c'è il male".