Politica

Pregi e difetti della Riforma secondo i costituzionalisti

 

Roma (askanews) - "Abbiamo accettato il rischio di aver fatto un lavoro inutile, qualora al referendum vincesse il no, perché riteniamo che della riforma costituzionale si debba parlare da parte di noi costituzionalisti con gli strumenti propri della nostra professione, analizzando cioè le norme dal punto di vista giuridico e mettendo da parte il contesto e le polemiche politiche". Lo afferma il questa intervista ad Askanews il professor Gino Scaccia, docente di Diritto Costituzionale alla Luiss e all'Università di Teramo, che insieme al collega Francesco Saverio Marini, dell'Università di Tor Vergata, ha scritto il primo "Commentario alla riforma costituzionale del 2016", volume che in oltre 400 pagine analizza le norme su cui saremo chiamati a votare nel referendum del 4 dicembre. Sul superamento del bicameralismo paritario Scaccia afferma:"E' vero che la maggior parte delle democrazie adottano il modello del bicameralismo differenziato che adotta anche la riforma, e sicuramente ci sarà una maggiore speditezza nel processo legislativo, ma è anche vero che c'è una certa confusione nel rapporto tra Camera e Senato e non è da escludere un'alta conflittualità tra le due Camere nell'assegnazione delle competenze legislative, che la riforma rimette alla decisione politica dei presidenti delle due Camere che in caso di conflitto dovranno fare ricorso alla Corte Costituzionale, il che rallenterebbe i tempi di approvazione delle norme". Sulla revisione dei poteri tra Stato e Regioni, il cosiddetto Titolo V, "si può dire che 15 anni fa il Titolo V e' stata una riforma eccessivamente orientata verso le Regioni che dava loro poteri eccessivi. Ma il rischio di oggi è l'opposto: un accentuatissimo centralismo, perchè giustamente sono state riportate allo Stato competenze che erroneamente erano state date alle Regioni, come la distribuzione nazionale dell'energia. Ma poi viene introdotta la cosiddetta 'clausola di supremazia' senza limite di materia, che lo Stato può attivare in ogni momento, senza vincoli costituzionali e questo per i federalisti è una totale marcia indietro". E sull'accusa che sia una rifroma confusa e scritta male, Scaccia conclude: "Penso che anche molti di coloro che sono orientati per il sì ammettono che la riforma è scritta male e potrebbe essere migliorata e che contiene assolute irrazionalità, come il fatto che i futuri senatori nominati per 7 anni e non più a vita dal Capo dello Stato tra coloro che hanno illustrato la Patria per meriti culturali e scientifici non andranno nella Camera che rappresenta la Nazione, ma nel Senato che rappresenterà i diversi territori".